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cosa penso dell'eutanasia 
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Messaggio cosa penso dell'eutanasia
oggi leggendo la Sicilia....leggo ...le opinioni del nostro presidente della repubblica....sull'eutanasia.
Sinceramente...ho avuto un po' di ribrezzo sentire certe frasi...di alcuni nostri parlamentari...sul caso in questione....
tipo Pannella...che parla di leggi ..e vittoria parlamentare.....
di libertà umana....di ipocrisie cattoliche...
IO PERSONALMENTE CREDO CHE LO STATO O PERSONA FISICA NON PUO' TOGLIERE LA VITA AD ALTRE PERSONE!....PERCHE' BISOGNA ESSERE VICINI ALLE PERSONE...FINO ALL'ULTIMO..............
detesto la classificazione politica di certi argomenti...seri...
anche ll'editoriale sulla "Sicilia" non mi è piaciuto....la distinzione tra laici e cattolici..
io credo negli ideali di sinistra...sono un cattolico non praticante ......e sono contro l'eutanasia


domenica 24 settembre 2006, ore 20:17
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Hai visto l'uomo che si è rivolto al Presidente?
Moralmete per te è inaccettabile che lo Stato tolga la vita a qualcuno, per me è moralmente inaccettabile non aiutare quella persona a dargli quello che chiede.
Mi chiedo perchè a pagare le conseguenze della vostra moralità deve essere qualcun altro?
E' facile girare lo sguardo dall'altra parte, far finta di nulla, ma resta il fatto che la sofferenza dovrebbe quantomeno far aprire un dibattito.
Per me è' inumano non aiutare queste persone.


domenica 24 settembre 2006, ore 21:57
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mi dispiace rimango con le mie convinzioni.....bisogna dare una speranza.....anche se sembra un situazione impossibile....esinceramente dal casa singolo non si puo' creare una legge "collettiva"...
bisogna discutere...
ciao


lunedì 25 settembre 2006, ore 12:25
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una macchina gli pompa ossigeno ai polmoni un'altra gli mette in circolo il sangue, un tubo lo alimenta............. ma non è violenza non farlo morire? che c.... di vita gli proponi?


giovedì 28 settembre 2006, ore 13:37
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il fatto è che in italia non bisogna creare una cultura della morte....
se passase l'eutanasia...ma sai quanti suicidi.....di persone magari che.....possono essere aiutate.....
certo ci sono casi disperati......di cui bisogna riflettere.....
ma per me Welby ha sbagliato....soffre tanto ....e sono consapevole del suo dramma.
ad esempio giorni fa ho visto in tv un ragazzo nelle stesse condizione di Welby...ma a differenza....voleva continuare a vivere...certo è una vita fatta di piccoli segnali....dove l'amore dei "sensi" è piu' forte di qualsiasi medicina...
e sopratutto piu' forte di qualche cazz. del politico di turno.


giovedì 28 settembre 2006, ore 14:45
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Piergiorgio Welby chiede di essere lasciato morire. Non ce la fa più, chiede la libertà di morire di dire basta al Suo martirio alle Sue sofferenze, lui sarebbe già morto se non gli avessero praticato un buco nella trachea e infilandogli un tubo una macchina gli dà ossigeno e un’altra pompa sostituisce il cuore e così via. Rivolgendosi al Capo dello Stato ci invita a riflettere sulla complessità della materia. Troppo comodo mettere avanti sempre la Chiesa etc. etc. etc. bla bla


giovedì 28 settembre 2006, ore 16:04
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hai perfettamente ragione su questo..delle sofferenze di Welby...ma non vorrei che in Italia si faccia il solito show.....è ridicolo..non c'e rispetto per queste persone...dai come parli anther...sembra che lo fanno posta a mettergli quelle cose...
se no facciamo una cosa?
facciamo come hitler...oppure come gli spartani....tanto deve soffrire..per tutta la vita uccidiamolo prima.....
no anzi facciamo come in nord europa....andiamo al supmercato...e compriamo il kit per l'eutanasia.....
io credo...che sia giusto...venire incontro...alle persone sofferenti...che chiedono fine...ai dolori della vita...
questo è il mio ultimo messaggio su questa discussione...da me aperta..
dico che sarei d'accordo a ragionare su un testamento bilogico...sempre se le cause accertate siano davvero gravi.
se sono stato un po' nervoso..mi scuso..ma non per offendere Welby ma dal modo..ignobile dei nostri politici...che provano gusto a parlare di politica...una vicenda seria...


giovedì 28 settembre 2006, ore 17:37
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Per spiegare meglio come la penso sull’eutanasia:
E’ chiaro che l’argomento non è semplice, c'è la religione che dice che la vita è sacra, che ci viene donata, che non si uccide etc. etc. dall'altra c'è il malato con enorme sofferenze e senza speranza. Vive ora dopo ora, giorni dopo giorni, settimane dopo settimane, in uno strano letto dentro sempre una stanza scarsamente illuminata con il puzzo di medicinali, sempre nello stesso letto accanto una finestra che non viene mai aperta, attaccato alle famose costosissime macchine con enormi interessi anche delle povere case farmaceutiche che si adoperano per non PORRE FINE in maniera dignitosa alla vita di una PERSONA. Rispetto i molti che la pensano diversamente da me, ognuno ragiona con il proprio cervello, ognuno fa delle scelte, io riconosco la tua scelta tu riconosci la mia, odio l’idea che altri possano decidere per me. Tu scegli la sofferenza io ne faccio un'altra, reclamando il diritto di farlo vorrei io saper scegliere il giorno in cui mettere fine alla mia vita. E’ chiaro che il malato che richiede l’eutanasia deve avere fondati solidi motivi.


sabato 30 settembre 2006, ore 9:43
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Messaggio la lettera di Piergiorgio Welby al Presidente
Lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Da Piergiorgio Welby, Co-Presidente dell’Associazione Coscioni
Caro Presidente,
scrivo a Lei, e attraverso Lei mi rivolgo anche a quei cittadini che avranno la possibilità di ascoltare queste mie parole, questo mio grido, che non è di disperazione, ma carico di speranza umana e civile per questo nostro Paese.
Fino a due mesi e mezzo fa la mia vita era sì segnata da difficoltà non indifferenti, ma almeno per qualche ora del giorno potevo, con l’ausilio del mio computer, scrivere, leggere, fare delle ricerche, incontrare gli amici su internet. Ora sono come sprofondato in un baratro da dove non trovo uscita.
La giornata inizia con l’allarme del ventilatore polmonare mentre viene cambiato il filtro umidificatore e il catheter mounth, trascorre con il sottofondo della radio, tra frequenti aspirazioni delle secrezioni tracheali, monitoraggio dei parametri ossimetrici, pulizie personali, medicazioni, bevute di pulmocare. Una volta mi alzavo al più tardi alle dieci e mi mettevo a scrivere sul pc. Ora la mia patologia, la distrofia muscolare, si è talmente aggravata da non consentirmi di compiere movimenti, il mio equilibrio fisico è diventato molto precario. A mezzogiorno con l’aiuto di mia moglie e di un assistente mi alzo, ma sempre più spesso riesco a malapena a star seduto senza aprire il computer perchè sento una stanchezza mortale. Mi costringo sulla sedia per assumere almeno per un’ora una posizione differente di quella supina a letto. Tornato a letto, a volte, mi assopisco, ma mi risveglio spaventato, sudato e più stanco di prima. Allora faccio accendere la radio ma la ascolto distrattamente. Non riesco a concentrarmi perché penso sempre a come mettere fine a questa vita. Verso le sei faccio un altro sforzo a mettermi seduto, con l’aiuto di mia moglie Mina e mio nipote Simone. Ogni giorno vado peggio, sempre più debole e stanco. Dopo circa un’ora mi accompagnano a letto. Guardo la tv, aspettando che arrivi l’ora della compressa del Tavor per addormentarmi e non sentire più nulla e nella speranza di non svegliarmi la mattina.
Io amo la vita, Presidente. Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l’amico che ti delude. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso – morire mi fa orrore, purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita – è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche. Il mio corpo non è più mio ... è lì, squadernato davanti a medici, assistenti, parenti. Montanelli mi capirebbe. Se fossi svizzero, belga o olandese potrei sottrarmi a questo oltraggio estremo ma sono italiano e qui non c’è pietà.
Starà pensando, Presidente, che sto invocando per me una “morte dignitosa”. No, non si tratta di questo. E non parlo solo della mia, di morte.
La morte non può essere “dignitosa”; dignitosa, ovvero decorosa, dovrebbe essere la vita, in special modo quando si va affievolendo a causa della vecchiaia o delle malattie incurabili e inguaribili. La morte è altro. Definire la morte per eutanasia “dignitosa” è un modo di negare la tragicità del morire. È un continuare a muoversi nel solco dell’occultamento o del travisamento della morte che, scacciata dalle case, nascosta da un paravento negli ospedali, negletta nella solitudine dei gerontocomi, appare essere ciò che non è. Cos’è la morte? La morte è una condizione indispensabile per la vita. Ha scritto Eschilo: “Ostico, lottare. Sfacelo m'assale, gonfia fiumana. Oceano cieco, pozzo nero di pena m'accerchia senza spiragli. Non esiste approdo”.
L’approdo esiste, ma l’eutanasia non è “morte dignitosa”, ma morte opportuna, nelle parole dell’uomo di fede Jacques Pohier. Opportuno è ciò che “spinge verso il porto”; per Plutarco, la morte dei giovani è un naufragio, quella dei vecchi un approdare al porto e Leopardi la definisce il solo “luogo” dove è possibile un riposo, non lieto, ma sicuro.
In Italia, l’eutanasia è reato, ma ciò non vuol dire che non “esista”: vi sono richieste di eutanasia che non vengono accolte per il timore dei medici di essere sottoposti a giudizio penale e viceversa, possono venir praticati atti eutanasici senza il consenso informato di pazienti coscienti. Per esaudire la richiesta di eutanasia, alcuni paesi europei, Olanda, Belgio, hanno introdotto delle procedure che consentono al paziente “terminale” che ne faccia richiesta di programmare con il medico il percorso di “approdo” alla morte opportuna.
Una legge sull’eutanasia non è più la richiesta incomprensibile di pochi eccentrici. Anche in Italia, i disegni di legge depositati nella scorsa legislatura erano già quattro o cinque. L’associazione degli anestesisti, pur con molta cautela, ha chiesto una legge più chiara; il recente pronunciamento dello scaduto (e non ancora rinnovato) Comitato Nazionale per la bioetica sulle Direttive Anticipate di Trattamento ha messo in luce l’impossibilità di escludere ogni eventualità eutanasica nel caso in cui il medico si attenga alle disposizioni anticipate redatte dai pazienti. Anche nella diga opposta dalla Chiesa si stanno aprendo alcune falle che, pur restando nell’alveo della tradizione, permettono di intervenire pesantemente con le cure palliative e di non intervenire con terapie sproporzionate che non portino benefici concreti al paziente. L’opinione pubblica è sempre più cosciente dei rischi insiti nel lasciare al medico ogni decisione sulle terapie da praticare. Molti hanno assistito un famigliare, un amico o un congiunto durante una malattia incurabile e altamente invalidante ed hanno maturato la decisione di, se fosse capitato a loro, non percorrere fino in fondo la stessa strada. Altri hanno assistito alla tragedia di una persona in stato vegetativo persistente.
Quando affrontiamo le tematiche legate al termine della vita, non ci si trova in presenza di uno scontro tra chi è a favore della vita e chi è a favore della morte: tutti i malati vogliono guarire, non morire. Chi condivide, con amore, il percorso obbligato che la malattia impone alla persona amata, desidera la sua guarigione. I medici, resi impotenti da patologie finora inguaribili, sperano nel miracolo laico della ricerca scientifica. Tra desideri e speranze, il tempo scorre inesorabile e, con il passare del tempo, le speranze si affievoliscono e il desiderio di guarigione diventa desiderio di abbreviare un percorso di disperazione, prima che arrivi a quel termine naturale che le tecniche di rianimazione e i macchinari che supportano o simulano le funzioni vitali riescono a spostare sempre più in avanti nel tempo. Per il modo in cui le nostre possibilità tecniche ci mantengono in vita, verrà un giorno che dai centri di rianimazione usciranno schiere di morti-viventi che finiranno a vegetare per anni. Noi tutti probabilmente dobbiamo continuamente imparare che morire è anche un processo di apprendimento, e non è solo il cadere in uno stato di incoscienza.
Sua Santità, Benedetto XVI, ha detto che “di fronte alla pretesa, che spesso affiora, di eliminare la sofferenza, ricorrendo perfino all'eutanasia, occorre ribadire la dignità inviolabile della vita umana, dal concepimento al suo termine naturale”. Ma che cosa c’è di “naturale” in una sala di rianimazione? Che cosa c’è di naturale in un buco nella pancia e in una pompa che la riempie di grassi e proteine? Che cosa c’è di naturale in uno squarcio nella trachea e in una pompa che soffia l’aria nei polmoni? Che cosa c’è di naturale in un corpo tenuto biologicamente in funzione con l’ausilio di respiratori artificiali, alimentazione artificiale, idratazione artificiale, svuotamento intestinale artificiale, morte-artificialmente-rimandata? Io credo che si possa, per ragioni di fede o di potere, giocare con le parole, ma non credo che per le stesse ragioni si possa “giocare” con la vita e il dolore altrui.
Quando un malato terminale decide di rinunciare agli affetti, ai ricordi, alle amicizie, alla vita e chiede di mettere fine ad una sopravvivenza crudelmente ‘biologica’ – io credo che questa sua volontà debba essere rispettata ed accolta con quella pietas che rappresenta la forza e la coerenza del pensiero laico.
Sono consapevole, Signor Presidente, di averle parlato anche, attraverso il mio corpo malato, di politica, e di obiettivi necessariamente affidati al libero dibattito parlamentare e non certo a un Suo intervento o pronunciamento nel merito. Quello che però mi permetto di raccomandarle è la difesa del diritto di ciascuno e di tutti i cittadini di conoscere le proposte, le ragioni, le storie, le volontà e le vite che, come la mia, sono investite da questo confronto.
Il sogno di Luca Coscioni era quello di liberare la ricerca e dar voce, in tutti i sensi, ai malati. Il suo sogno è stato interrotto e solo dopo che è stato interrotto è stato conosciuto. Ora siamo noi a dover sognare anche per lui.
Il mio sogno, anche come co-Presidente dell’Associazione che porta il nome di Luca, la mia volontà, la mia richiesta, che voglio porre in ogni sede, a partire da quelle politiche e giudiziarie è oggi nella mia mente più chiaro e preciso che mai: poter ottenere l’eutanasia. Vorrei che anche ai cittadini italiani sia data la stessa opportunità che è concessa ai cittadini svizzeri, belgi, olandesi.
Piergiorgio Welby


lunedì 18 dicembre 2006, ore 18:10
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Qualsiasi cosa si dice, sia sul fronte rdicale, che su quello cattolico circa l'eutanasia,
per il povero sig. Welby sono solo inutili elucubrazioni cerebrali.
Nessuno dei presenti(grazie al Cielo), vive nella situazione del sg.Welby, perciò
nessuno di noi è in grado di prendere decisioni per conto del sig.Welby.

Io non mi pronuncio.

_________________
Adeu Clavell Morenet,adeu estrella del dia.


martedì 19 dicembre 2006, ore 15:55
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