Tra sei giorni inizia il processo di Napoli: gli avvocati dell'ex dg bianconero chiamano anche Berlusconi
TORINO, 14 gennaio - Ci sono tutti, ma non sarà una rimpatriata. L’esercito di testimoni che Paolo Trofino e Paco D’Onofrio, gli avvocati di Luciano Moggi, convocheranno peril processo di Napoli include chiunque fra il 2004 e il 2006 avesse anche il più marginale ruolo nel calcio italiano.
Un elenco di 483 nomi nel quale spunta (accompagnato da un rosario di cariche di fantozziana memoria) anche il Dott. Cav. On. Pres. Silvio Berlusconi , allora presidente del Milan, poi Marcello Lippi, ct della Nazionale e ancora Franco Carraro, Gianni Petrucci, Giancarlo Abete, Pierluigi Collina e tutti gli arbitri, Massimo Moratti e alcuni uomini chiave della Telecom di quel periodo (da Tavaroli a Preatoni), ma anche tutti gli allenatori, tutti i presidenti e dirigenti della serie Adi allora (compresi gli juventini Giraudo e GRande Stevens), un lunghissimo elenco di procuratori e perfino membri delle forze dell’ordine. Moggi, con i suoi avvocati, ha insomma allestito una rosa decisamente allargata per affrontare il campionato più lungo e più importante della sua vita: il processone napoletano, che avrà il compito di giudicare sulla questione calciopoli con il più rigoroso punto di vista della giustizia ordinaria. Nel disegno della difesa, le 483 prove testimoniali (rese da circa 450 testimoni) serviranno a scardinare i principi del teorema accusatorio, che imputerà a Luciano Moggi di essere a capo di una vera e propria cupola atta a controllare il calcio italiano, dalle designazioni arbitrali ai risultati stessi delle partite. «E voi ve n’eravate accorti?», chiederanno gli avvocati di Moggi ai testimoni, sulla falsariga di quanto è già successo durante il processo sul caso Gea, celebrato a Roma e chiuso con il crollo dell’impianto accusatorio nei confronti di Moggi e del figlio, prosciolti dall’accusa di associazione a delinquere. «E voi, per caso, non chiamavate i designatori arbitrali », chiederanno nello specifico ai presidenti, amministratori delegati e direttori generali degli altri club che dovranno prendersi la responsabilità, sotto giuramento, di dire di no. Ricostruiranno, attraverso le parole di praticamente tutti i protagonisti di quelle due stagioni, ogni partita, ogni episodio, ogni dettaglio. Tutti dovranno ricordare e ricostruire, anche Berlusconi che ieri, alla notizia di essere stato incluso fra i testimoni ha detto: «Non ne so nulla, ma non era finito il processo?Comunque non c’è stata nessuna intersecazione di strade fra me e Moggi e quindi non vedo in cosa potrei essergli utile».
VIDEO Ma onon solo parole. Anche uno schermo e un dvd saranno protagonisti, per rivedere pezzi di partite, una specie di moviolone giudiziario con il quale verranno rivissute le due stagioni incriminate dal processo di calciopoli.
COSI’ FAN TUTTI L’obiettivo è dimostrare che la cupola non esisteva e che certe abitudini telefoniche non erano solo di Moggi, ma anche altri dirigenti avevano rapporti più o meno amichevoli con i designatori arbitrali. Un «così fan tutti» che se non farebbe uscire in modo particolarmente onorevole il calcio italiano, costringerebbe a riparametrare il giudizio sul comportamento dell’ex dg juventino.
STRATEGIE Certo, delle telefonate di Moggi vi è traccia tangibile nelle intercettazioni, mentre delle eventuali chiamate di altri non si può conoscere nulla. Ma proprio le telefonate di Moggi verrano rianalizzate. Una per una, se necessario, saranno riascoltate, in modo da capirne il tono, al di là delle parole. Una strategia decisa dai difensori per inquadrare meglio il contesto di certe conversazioni, per distinguere la volontà di scherzare o ironizzare da quella di fare sul serio. Differenza talvolta impossibile da cogliere nella trascrizione dei tecnici (pure loro, per altro, nel listone di coloro che sono chiamati a testimoniare).
DETTAGLI La volontà della difesa è di non sottrarsi al confronto, ma di allargarlo su tutti i fronti, su tutti gli argomenti, su tutti i dettagli. Perché nell’elenco, oltre ai presidenti, si trovano anche gli allenatori e i giocatori protagonisti di partite incriminate, così come arbitri e assistenti. Il dettaglio maniacale con il quale è stata compilata la rosa delle testimonianze è direttamente proporzionale alla volontà di illuminare ogni anfratto di quelle due stagioni. Il tempo che ci vorrà per svolgere questo lunghissimo dibattimento sarà inversamente proporzionale a quello della frettolosa giustizia sportiva che celebrò i processi di calciopoli nell’arco di alcune settimane.
AMMONIZIONI Anche uno studio statistico, infatti, cercherà di fare luce sui presunti favori che Moggi aveva ottenuto per la sua Juventus. A partire dalle famose ammonizioni telecomandate che toglievano per squalifica i giocatori chiave alle squadre che affrontavano la Juventus. Un sofisticato meccanismo che, secondo l’accusa, l’ex dg aveva messo in piedi con l’aiuto degli arbitri che nella domenica precedente alla sfida con i bianconeri avrebbero cecchinato i calciatori delle avversarie con il fatidico giallo che dalla diffida portava alla squalifica. Qualcosa non torna, però, secondo quanto ricostruito dai difensori, perché le squadre che più avrebbero beneficiato di “squalifiche a loro vantaggio” in quei due anni sarebbero l’Atalanta e la Reggina, non due superpotenze. La Juventus arriva al terzo posto di questa particolare classifica con 25 “favori”, ma l’Inter è subito dietro a quota 21.
DESTINI Il processo inizia fra sei giorni a Napoli e promette di non durare poco, ma potrebbe decidere non solo il futuro di Luciano Moggi, ma anche quello della Juventus, perché gli effetti sulla giustizia sportiva potrebbero essere micidiali e portare alla revisione delle sentenze di calciopoli. A quel punto tutto sarebbe possibile, anche la restituzione degli scudetti.