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siciliano
City Soldier
Data iscrizione: giovedì 21 febbraio 2008, ore 11:02 Messaggi: 8642 Località: gela
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Re: LA stampa e la Libia
_________________ "Le masse popolari in Europa,non sono contro le masse popolari in Africa. Quelli che sfruttano le risorse in Africa,sono gli stessi che sfruttano l'Europa. Abbiamo un nemico comune ! " (Thomas Sankara)
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sabato 22 ottobre 2011, ore 19:24 |
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gianiro
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Data iscrizione: giovedì 21 dicembre 2006, ore 20:21 Messaggi: 4083 Località: MACCHITELLA (GELA)
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Re: LA stampa e la Libia
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Attrezzatura e tecnica sono solo l'inizio. È il fotografo che conta più di tutto. (John Hedgecoe)
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sabato 22 ottobre 2011, ore 19:24 |
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Razio
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Data iscrizione: venerdì 19 ottobre 2007, ore 16:12 Messaggi: 17206
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Re: LA stampa e la Libia
poi vorrei aggiungere che trovo stupido e ipocrita chi oggi si straccia le vesti per l'assassinio. dittatori morti di vecchiaia si contano nelle dita di una mano, come Stalin...ma perchè non si sapeva nulla di quello che aveva fatto. addirittura oggi ho letto un articolo di sofri (ex-terrorista e mandante dell'omicidio calabresi) scrive un articolo su questo. a questo mondo non c'è vergogna, ne sono sempre piu' convinto.
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sabato 22 ottobre 2011, ore 19:25 |
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siciliano
City Soldier
Data iscrizione: giovedì 21 febbraio 2008, ore 11:02 Messaggi: 8642 Località: gela
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Re: LA stampa e la Libia
non lo so ser era una piccola minoranza o una grande maggioranza, e nemmeno vpi!
_________________ "Le masse popolari in Europa,non sono contro le masse popolari in Africa. Quelli che sfruttano le risorse in Africa,sono gli stessi che sfruttano l'Europa. Abbiamo un nemico comune ! " (Thomas Sankara)
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sabato 22 ottobre 2011, ore 19:25 |
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munnizza
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Data iscrizione: martedì 25 marzo 2008, ore 12:14 Messaggi: 2396 Località: unna vene vene
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Re: LA stampa e la Libia
..mi davano un gran fastidio, anzi nausea quegli aerei da combattimento che partivano di continuo da una base militare, mentre la gente si divertiva, questa era la mia impressione perchè quegli aerei non portavano ideali ma solo bombe.
passo e chiudo
_________________ 'E’ arrivato il nostro momento, il momento dei siciliani onesti, che vogliono lottare per un cambiamento vero, contro chi ha ridotto e continua a ridurre la nostra terra in un deserto, abbiamo l’obbligo morale di ribellarci'."giuseppe gatì
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sabato 22 ottobre 2011, ore 21:03 |
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gianiro
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Data iscrizione: giovedì 21 dicembre 2006, ore 20:21 Messaggi: 4083 Località: MACCHITELLA (GELA)
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Re: LA stampa e la Libia
certo, belli da vedere non sono.
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Attrezzatura e tecnica sono solo l'inizio. È il fotografo che conta più di tutto. (John Hedgecoe)
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sabato 22 ottobre 2011, ore 21:28 |
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gianiro
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Data iscrizione: giovedì 21 dicembre 2006, ore 20:21 Messaggi: 4083 Località: MACCHITELLA (GELA)
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Re: LA stampa e la Libia
Faccio un regalo a Siciliano:
“Nel deserto con Gheddafi che voleva una banca in Sicilia” di Salvo Toscano
Il rapporto tra il dittatore di Tripoli e la Sicilia non passò solo dai missili su Lampedusa. Anche nei lontani anni 80 ci fu un tempo in cui Muammar Gheddafi, oggi abbarbicato all’ultimo baluardo del suo quarantennale potere sul quale l’insurrezione popolare vuol porre la parola fine, manifestò interesse e vicinanza alla Sicilia, auspicando un rapporto privilegiato tra l’Isola e la Jamāhīriyya. Lo racconta a livesicilia Turi Lombardo, all’epoca dei fatti esponente di primo piano del Partito socialista nell’Isola, assessore regionale alla Cooperazione nel governo guidato da Rino Nicolosi. “Fu proprio Nicolosi a chiamarmi – ricorda Lombardo – annunciandomi che da lì a 48 ore saremmo partiti per la Libia. Era un viaggio segretissimo, ci fu detto di non dire nemmeno alle mogli dove stavamo andando. C’erano ragioni di sicurezza e di diplomazia internazionale che lo imponevano”. La missione siciliana è guidata da Nicolosi e, oltre a Lombardo, annovera anche un ristrettissimo numero di consulenti del presidente della Regione. “Arrivati a Tripoli apprendemmo che l’incontro ci sarebbe stato nel centro della Libia. Rimanemmo una notte in albergo, nella capitale, aspettando l’indomani. Quando, con una certa sorpresa, fummo fatti salire su un aereo militare libico”. A bordo del velivolo, i siciliani atterrano nel bel mezzo del nulla. “Scendemmo a terra nel deserto. E quando uscimmo dall’aereo trovammo una temperatura di 50 gradi – ricorda Turi Lombardo -. Ci accolsero dei signori dal tipico abbigliamento locale, Nicolosi mi spiegò che erano ministri. In macchina superammo una imponente recinzione e arrivammo alla tenda. E lì, ad attenderci c’era Gheddafi. Il nostro accompagnatore ci spiegò che era un grande onore che ci ricevesse, perché normalmente prima si facevano arrivare gli ospiti e poi si presentava il colonnello”. E così ci trovammo in presenza di Gheddafi seduto su un piccolo trono che ci improvvisò una conferenza stampa in cui disse: «Il missile che ha abbattuto il Dc9 di Ustica era americano». Nel corso dell’incontro Gheddafi parlò molto. “Disse che voleva stabilire un rapporto particolare con la Sicilia, parlò anche della possibilità di investimenti libici e della creazione di una banca in Sicilia”. Un divertente fuori programma si verificò al termine dell’incontro. “Al momento di lasciare la tenda, mi rivolsi a Nicolosi, scherzando, e usai un’espressione dialettale palermitana: ‘Rino, vasàmuni ca un ci fu niente’. Ma lì traducevano tutto, anche i nostri respiri. Lo dissero a Gheddafi e il colonnello mi abbracciò. Poi abbracciò Nicolosi e lo baciò. La scena fu ripresa dalla tv libica e trasmessa nei telegiornali e l’entourage di Gheddafi a quel punto ci tenne in gran considerazione”. Lombardo, tra le cui competenze c’era la pesca, affrontò in quell’occasione il delicato tema con il ministro libico competente: “Sbloccammo un’annosa questione – ricorda – permettendo ai nostri pescherecci di pescare nel Golfo della Sirte. Io dissi al ministro: nel vostro mare il pesce muore di vecchiaia, da noi si pesca già quand’è neonato. Mettiamo insieme il vostro pesce e i nostri pescatori. Così fu”.
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sabato 22 ottobre 2011, ore 21:59 |
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gianiro
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Data iscrizione: giovedì 21 dicembre 2006, ore 20:21 Messaggi: 4083 Località: MACCHITELLA (GELA)
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Re: LA stampa e la Libia
Regalo due:
Gheddafi era una specie di Siciliano travestito:
Da quando la Cina ha annunciato il conio dello yen d’oro, si sono alzate voci sul sistema aureo nel Medio Oriente. Il principale iniziatore del pagamento senza dollari né euro è il leader e guida della rivoluzione in Libia, il colonnello Muammar Gheddafi, il quale ha fatto appello al mondo arabo ed africano per adottare una valuta unica – il dinaro d’oro. Su questa base finanziaria, il colonnello Gheddafi ha proposto di creare uno stato africano unico con popolazione araba e nero-africana che conti 200 milioni di persone. L’idea di creare una singola valuta d’oro ed unire i paesi dell’Africa in un potente sistema federale è stata sostenuta attivamente nel corso dell’ultimo anno da una serie di stati arabi e da quasi tutti gli stati africani. Il Sud Africa e la Lega Araba, infestati dalla democrazia, si sono opposti all’idea. Gli USA e l’UE hanno reagito in maniera molto negativa ad una tale iniziativa. Secondo il “presidente” francese sionista Sarkozy “i libici hanno attaccato la sicurezza finanziaria del genere umano”. I continui appelli del leader della rivoluzione libica hanno prodotto alcuni risultati: Gheddafi ha fatto sempre più passi avanti con lo scopo di creare un’Africa Unita. Sono stati inventati due falsi motivi per coprire la vera ragione dell’attuale crociata cristiano-sionista contro la Libia: uno ufficiale – “difendere i diritti umani, e l’altro ufficioso – il tentativo di rubare petrolio alla popolazione libica. Entrambi questi motivi non superano l’esame. La verità è che il colonnello Muammar Gheddafi ha deciso di ripetere i tentativi del generale francese De Gaulle di abbandonare l’uso di quella carta straccia americana chiamata “dollari” e tornare all’oro, cioè sta cercando di attaccare il principale potere della moderna democrazia sionista parassita – il sistema bancario.
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sabato 22 ottobre 2011, ore 22:08 |
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Brazo
City Soldier
Data iscrizione: lunedì 3 marzo 2008, ore 15:21 Messaggi: 9043 Località: Terranova
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Re: LA stampa e la Libia
Va bè che scrivere è + difficile che parlare, ma ogni volta capirsi è un impresa! io sono del parere che gheddaffi è stato un dittatore e fin qui nulla da dire. Ma non capisco quando per difendere una posizione si deve sostenere qualsiasi tesi: penso che sia chiarissimo a tutti che la rivoluzione è stata manovrata palesemente.. io due rivoluzioni vere ho visto, in Tunisia e in Egitto, tant'è che tutto si è risolto in fretta e senza guerre! Poi non mi si venga a dire, sono contento per il popolo libico che non aveva libertà di fare questo o fare quello, perchè ci sono popoli in africa che non hanno la libertà nemmeno di bere un bicchier d'acqua, eppure non gli frega niente a nessuno. Con questo voglio dire, che gheddaffi era si un dittatore, ma non raccontatemi la storiella della libertà e della democrazia, perchè se non non vi prendo sul serio, non posso pensare che lo pensiate veramente.
_________________ IL PALMARES NON SI PRESCRIVE
[Una volta a Pietro Secchia] Cos'ha fatto ieri la Juve? [...] E tu pretendi di fare la rivoluzione senza sapere i risultati della Juve? (Palmiro Togliatti)
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domenica 23 ottobre 2011, ore 0:53 |
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siciliano
City Soldier
Data iscrizione: giovedì 21 febbraio 2008, ore 11:02 Messaggi: 8642 Località: gela
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Re: LA stampa e la Libia
| | | | gianiro ha scritto: Faccio un regalo a Siciliano:
“Nel deserto con Gheddafi che voleva una banca in Sicilia” di Salvo Toscano
Il rapporto tra il dittatore di Tripoli e la Sicilia non passò solo dai missili su Lampedusa. Anche nei lontani anni 80 ci fu un tempo in cui Muammar Gheddafi, oggi abbarbicato all’ultimo baluardo del suo quarantennale potere sul quale l’insurrezione popolare vuol porre la parola fine, manifestò interesse e vicinanza alla Sicilia, auspicando un rapporto privilegiato tra l’Isola e la Jamāhīriyya. Lo racconta a livesicilia Turi Lombardo, all’epoca dei fatti esponente di primo piano del Partito socialista nell’Isola, assessore regionale alla Cooperazione nel governo guidato da Rino Nicolosi. “Fu proprio Nicolosi a chiamarmi – ricorda Lombardo – annunciandomi che da lì a 48 ore saremmo partiti per la Libia. Era un viaggio segretissimo, ci fu detto di non dire nemmeno alle mogli dove stavamo andando. C’erano ragioni di sicurezza e di diplomazia internazionale che lo imponevano”. La missione siciliana è guidata da Nicolosi e, oltre a Lombardo, annovera anche un ristrettissimo numero di consulenti del presidente della Regione. “Arrivati a Tripoli apprendemmo che l’incontro ci sarebbe stato nel centro della Libia. Rimanemmo una notte in albergo, nella capitale, aspettando l’indomani. Quando, con una certa sorpresa, fummo fatti salire su un aereo militare libico”. A bordo del velivolo, i siciliani atterrano nel bel mezzo del nulla. “Scendemmo a terra nel deserto. E quando uscimmo dall’aereo trovammo una temperatura di 50 gradi – ricorda Turi Lombardo -. Ci accolsero dei signori dal tipico abbigliamento locale, Nicolosi mi spiegò che erano ministri. In macchina superammo una imponente recinzione e arrivammo alla tenda. E lì, ad attenderci c’era Gheddafi. Il nostro accompagnatore ci spiegò che era un grande onore che ci ricevesse, perché normalmente prima si facevano arrivare gli ospiti e poi si presentava il colonnello”. E così ci trovammo in presenza di Gheddafi seduto su un piccolo trono che ci improvvisò una conferenza stampa in cui disse: «Il missile che ha abbattuto il Dc9 di Ustica era americano». Nel corso dell’incontro Gheddafi parlò molto. “Disse che voleva stabilire un rapporto particolare con la Sicilia, parlò anche della possibilità di investimenti libici e della creazione di una banca in Sicilia”. Un divertente fuori programma si verificò al termine dell’incontro. “Al momento di lasciare la tenda, mi rivolsi a Nicolosi, scherzando, e usai un’espressione dialettale palermitana: ‘Rino, vasàmuni ca un ci fu niente’. Ma lì traducevano tutto, anche i nostri respiri. Lo dissero a Gheddafi e il colonnello mi abbracciò. Poi abbracciò Nicolosi e lo baciò. La scena fu ripresa dalla tv libica e trasmessa nei telegiornali e l’entourage di Gheddafi a quel punto ci tenne in gran considerazione”. Lombardo, tra le cui competenze c’era la pesca, affrontò in quell’occasione il delicato tema con il ministro libico competente: “Sbloccammo un’annosa questione – ricorda – permettendo ai nostri pescherecci di pescare nel Golfo della Sirte. Io dissi al ministro: nel vostro mare il pesce muore di vecchiaia, da noi si pesca già quand’è neonato. Mettiamo insieme il vostro pesce e i nostri pescatori. Così fu”. | | | | |
Si le sapevo queste cose.
_________________ "Le masse popolari in Europa,non sono contro le masse popolari in Africa. Quelli che sfruttano le risorse in Africa,sono gli stessi che sfruttano l'Europa. Abbiamo un nemico comune ! " (Thomas Sankara)
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domenica 23 ottobre 2011, ore 9:01 |
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Razio
City Soldier
Data iscrizione: venerdì 19 ottobre 2007, ore 16:12 Messaggi: 17206
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Re: LA stampa e la Libia
| | | | Brazo ha scritto: Va bè che scrivere è + difficile che parlare, ma ogni volta capirsi è un impresa! io sono del parere che gheddaffi è stato un dittatore e fin qui nulla da dire. Ma non capisco quando per difendere una posizione si deve sostenere qualsiasi tesi: penso che sia chiarissimo a tutti che la rivoluzione è stata manovrata palesemente.. io due rivoluzioni vere ho visto, in Tunisia e in Egitto, tant'è che tutto si è risolto in fretta e senza guerre! Poi non mi si venga a dire, sono contento per il popolo libico che non aveva libertà di fare questo o fare quello, perchè ci sono popoli in africa che non hanno la libertà nemmeno di bere un bicchier d'acqua, eppure non gli frega niente a nessuno. Con questo voglio dire, che gheddaffi era si un dittatore, ma non raccontatemi la storiella della libertà e della democrazia, perchè se non non vi prendo sul serio, non posso pensare che lo pensiate veramente. | | | | |
evidentemente siamo entrambi duri di comprendonio. ho già detto piu' volte che è ovvio che gli stati occidentali hanno i loro interessi, tant'è che la francia ieri se ne uscita con ''il nuovo governo ci deve qualcosa''. ma la rivoluzione l'ha fatta il popolo non la nato. il popolo come in tutte le rivoluzioni è quello che agisce.se ci sono altre dittature non significa che averne una in meno è un male...intanto meno uno. stiamo dicendo le stesse cose tutti da almeno 2 pagine
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domenica 23 ottobre 2011, ore 17:04 |
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Brazo
City Soldier
Data iscrizione: lunedì 3 marzo 2008, ore 15:21 Messaggi: 9043 Località: Terranova
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Re: LA stampa e la Libia
| | | | Razio ha scritto: | | | | Brazo ha scritto: Va bè che scrivere è + difficile che parlare, ma ogni volta capirsi è un impresa! io sono del parere che gheddaffi è stato un dittatore e fin qui nulla da dire. Ma non capisco quando per difendere una posizione si deve sostenere qualsiasi tesi: penso che sia chiarissimo a tutti che la rivoluzione è stata manovrata palesemente.. io due rivoluzioni vere ho visto, in Tunisia e in Egitto, tant'è che tutto si è risolto in fretta e senza guerre! Poi non mi si venga a dire, sono contento per il popolo libico che non aveva libertà di fare questo o fare quello, perchè ci sono popoli in africa che non hanno la libertà nemmeno di bere un bicchier d'acqua, eppure non gli frega niente a nessuno. Con questo voglio dire, che gheddaffi era si un dittatore, ma non raccontatemi la storiella della libertà e della democrazia, perchè se non non vi prendo sul serio, non posso pensare che lo pensiate veramente. | | | | |
evidentemente siamo entrambi duri di comprendonio. ho già detto piu' volte che è ovvio che gli stati occidentali hanno i loro interessi, tant'è che la francia ieri se ne uscita con ''il nuovo governo ci deve qualcosa''. ma la rivoluzione l'ha fatta il popolo non la nato. il popolo come in tutte le rivoluzioni è quello che agisce.se ci sono altre dittature non significa che averne una in meno è un male...intanto meno uno. stiamo dicendo le stesse cose tutti da almeno 2 pagine | | | | |
No, in parte diciamo le stesse cose, per esempio quando diciamo che per entrambi gheddaffi era un dittatore e quindi uno in meno.. Ma quando parliamo di rivoluzione, io la penso diversamente e credo che sia stata una forzatura voluta dall'occidente e non scaturita dalla consapevolezza del popolo libico.
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domenica 23 ottobre 2011, ore 22:31 |
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siciliano
City Soldier
Data iscrizione: giovedì 21 febbraio 2008, ore 11:02 Messaggi: 8642 Località: gela
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Re: LA stampa e la Libia
Sono stato in Libia, da lavoratore, fino al 21 febbraio scorso quando, costretto dagli eventi, ho dovuto abbandonarla con l’ultimo volo di linea Alitalia. Ho avuto modo di conoscere gran parte del Paese, da Tripoli a Bengasi, a Ras Lanuf a Marsa El Brega a Gadames, non frequentando gli ambienti dorati, ovattati e distaccati dei grandi alberghi, ma vivendo da lavoratore tra lavoratori e a quotidiano contatto con ambienti popolari, sempre riscontrando cordialità e sentimenti di amicizia per certi versi inaspettati e sorprendenti. Non era raro per strada sentirsi chiedere di poter fare assieme una fotografia da chi si accorgeva di stare incrociando degli italiani, peraltro numerosissimi anche per le tantissime imprese che vi operavano, dalle più grandi (ENI, Finmeccanica, Impregilo ecc.) alle più piccole (infissi, sanitari, rubinetterie, arredamenti ecc.), in un ambiente favorevolissimo, direi familiare… Da quello che ho potuto constatare il tenore di vita libico era abbastanza soddisfacente: il pane veniva praticamente regalato, 10 uova costavano l’equivalente di 1 euro, 1 kg di pesce spada cira 5 euro, un litro di benzina circa 10 centesimi di euro; la corrente elettrica era di fatto gratuita; decine e decine di migliaia di alloggi già costruiti e ancora in costruzione per garantire una casa a tutti (150-200 m2 ad alloggio….); l’acqua potabile portata dal deserto già in quasi tutte le città con un’opera ciclopica, in via di completamento, chiamata “grande fiume”; era stata avviata la costruzione della ferrovia ad alta velocità e appaltato il primo lotto tra Bengasi e il confine egiziano della modernissima autostrada inserita nell’accordo con l’Italia; tutti erano dotati di cellulari, il costo delle chiamate era irrisorio, la televisione satellitare era presente sostanzialmente in ogni famiglia e nessun programma era soggetto a oscuramento, così come internet alla portata di tutti, con ogni sito accessibile, compreso i social network (Facebook e Twitter), Skype e la comunicazione a mezzo e-mail. Dalla fine dell’embargo la situazione, anche “democratica”, era migliorata tantissimo e il trend era decisamente positivo: i libici erano liberi di andare all’estero e rientrare a proprio piacimento e un reddito era sostanzialmente garantito a tutti. Quando sono scoppiati i primi disordini, la sensazione che tutti lì abbiamo avuto è stata quella che qualcuno stava fomentando rivalità mai sopite tra la regione di Bengasi e la Tripolitania, così come le notizie che rilanciavano le varie emittenti satellitari apparivano palesemente gonfiate quando non addirittura destituite da ogni fondamento: fosse comuni, bombardamenti di aerei sui dimostranti ecc. Certamente dal punto di vista democratico i margini di miglioramento non saranno stati trascurabili, del resto come in tanti altri paesi come l’Arabia Saudita, la Cina, il Pakistan, la Siria, gli Emirati Arabi, il Sudan, lo Yemen, la Nigeria ecc. ecc… e forse anche un po’ da noi! Pertanto prima o poi qualcuno dovrà spiegare perché in questi Paesi non si interviene… Sono triste e amareggiato al pensiero di come sarò considerato dagli amici libici che ho lasciato laggiù dopo questa scellerata decisione di stupidissimo interventismo! Guido Nardo Ingegnere Gruppo ENI
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lunedì 24 ottobre 2011, ore 11:18 |
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siciliano
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Re: LA stampa e la Libia
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lunedì 24 ottobre 2011, ore 19:24 |
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gianiro
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Re: LA stampa e la Libia
Non ti preoccupare...cemmu a bbiari 4u bummi!
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lunedì 24 ottobre 2011, ore 19:28 |
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