«Un giorno, da dottori, diremo a tutti “prennetevelo in saccoccia”…»
(Alessio Giuliani)
Quel giorno, Ale, non c’è più stato.
E questa frase, simpaticissima, fa più piangere che ridere…leggendola adesso,
un anno dopo quell’incidente che ha ucciso te e Flaminia.
Dottori forse vi ci faranno ugualmente. Come si dice…alla memoria. Ma non è la stessa cosa. E se Dio o il destino
o la legge italiana fossero stati leggermente più attenti, quella sera, a “prenderselo in saccoccia” (o peggio) ci sarebbe potuto andare quel pazzo che guidava quella macchina.
Il mondo però purtroppo va avanti a ruota libera, senza “se, ma, forse” che possano riportare indietro le lancette dell’orologio della vita. Non resta che mandar giù questo amaro che non sta solo in bocca, ma dentro l’anima. Perché è assurdo che chi non merita il futuro può ancora programmarlo (pure male!) e chi invece lo programmava bene non ci sia mai arrivato.
Ma alla fine sai che ti dico, ragazzino?
Ora che sei nella dimensione senza limiti non devi programmare proprio niente. Viene tutto automatico e naturale. E quel famoso “un giorno” è già arrivato ed è esploso in tutta la sua grandezza mille e mille volte. Te e Flaminia siete già “dottori” in bellezza e in simpatia, e in luce e vento e stelle e sole. E nella musica. E in infinito.
Niente politici da allisciare per ottenere lavori che ci spettano di diritto, niente problemi di casa, di soldi che mancano, di terrorismo, di sbandati aggressivi, di dittature imminenti. Mi sa che alla fine,
s’aa semo pijati noi in saccoccia! E forse ce lo meritiamo. Ciao piccoletto…!