Articolo di A. R.
Premessa: non sono mai stato un fan di Luciano Moggi e della Triade.
Ho sempre ritenuto Moggi un abile manager calcistico, spregiudicato, qualche volta eccessivamente spregiudicato, non precisamente in sintonia con quello che un tempo veniva definito “Stile Juve”, e magari in questo sono condizionato dall’essere io rimasto fiero sostenitore di Giampiero Boniperti, al punto da rimproverare alla Triade proprio, come sua colpa principale ai miei occhi, quella che definisco “la dejuventinizzazione” della Juventus.
Ma quanto gli è accaduto dal 2006 in avanti me lo ha riabilitato e rivalutato, almeno come uomo (il giudizio sul manager invece rimane identico), dato che quanto da lui subito in questo periodo non può assolutamente ritenersi lontanamente avvicinabile alle sue eventuali “colpe” e spregiudicatezze.
Perché contro di lui si è detto di tutto e di più, la nostra (dis)informazione di regime mediatico lo ha eletto a capro espiatorio praticamente di tutti i mali italiani, al punto che in qualsiasi trasmissione televisiva o in qualsiasi giornale cartaceo, quando si voleva definire qualcosa in negativo, il nome che veniva citato era sempre quello di Luciano Moggi.
Ma il tempo è galantuomo, e prima o poi dà le risposte giuste a tutti, sono parole sue, dopo il famoso diluvio di Perugia del 14 maggio 2000: e questo tempo galantuomo sembra che voglia cominciare a dare le sue prime risposte.
Facciamo un passo indietro.
Quando esplose il ciclone “calciopoli”, il teorema della cupola che controllava il calcio si fondava su due travi portanti: il controllo del sistema arbitrale ed il controllo del “mercato” calcistico.
In altri termini, secondo le “menti illuminate” che elaborarono tale teorema, abilmente esposto dalla Gazzetta dello Sport, in quei mesi ed anche dopo, si sosteneva che Moggi da un lato aveva il controllo degli arbitri e dunque tramite questo controllo poteva influenzare gli esiti delle partite, sia della Juventus, sia delle concorrenti; dall’altro aveva il controllo di un ampio parco giocatori della massima serie, e tramite la sua rete di amici direttori sportivi, procuratori etc. poteva decidere se qualche giocatore potesse fare carriera o meno, se potesse vestire la maglia di certe società e non di altre, e così via.
In questo secondo filone si inserisce il processo alla GEA WORLD, nella quale, a dire il vero, Luciano Moggi non è mai stato funzionalmente inserito, se non per il fatto che il figlio Alessandro ne fosse uno dei componenti, e grazie a questo collegamento parentale (se non lo sapete ancora, secondo qualche luminare della scienza giuridica, le colpe dei padri debbono necessariamente ricadere sui figli …), è stata elaborata la teoria secondo la quale Moggi padre, tramite Moggi figlio e la GEA WORLD, controllava pesantemente il mondo del calcio in quanto controllava un rilevante numero di giocatori in diverse società e per questo fatto in grado di influire sia nelle loro prestazioni sul campo, sia nei trasferimenti alle varie società calcistiche “amiche”, e addirittura di poter fare carriera anche in Nazionale.
Come già saprete, la sentenza del Tribunale di Roma ha praticamente demolito questa fantasiosa ricostruzione, anche se non ha avuto il coraggio di demolirla del tutto, lasciando in pasto alla disinformazione a mezzo stampa una condanna dei Moggi padre e figlio, per fatti decisamente marginali e comunque da non ritenersi affatto idonei a far configurare l’ipotesi della associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati vari nel mondo del calcio.
Era questo un esito a mio giudizio quasi scontato e logico, anche non leggendosi le carte processuali, e soprattutto prendendo a riferimento l’omertoso silenzio di giornali e televisioni sugli sviluppi di questo processo, cosa strana dato che da alcuni anni a questa parte i salotti televisivi di seconda serata sono dedicati spesso a vicende giudiziarie, a far diventare i processi penali degli spettacoli televisivi, a costruire le nuove star televisive, si chiamino Anna Maria Franzoni o Rosa Sbazzi o Donato Bilancia e così via.
Secondo me proprio questo silenzio omertoso era la prova che le cose nell’aula giudiziaria del Tribunale di Roma non stessero andando come si pensava e sperava da più parti: possibile che gli stessi organi che tra maggio e agosto 2006 ci hanno bombardato a tappeto e a tutte le ore del giorno su notizie contro Moggi, proprio adesso che Moggi era nelle vesti di imputato in sede penale, non ci fornissero notizie adeguate?
Appunto, si è passati dal dileggio sistematico quotidiano alla censura sistematica quotidiana, e solo pochi bene informati hanno cercato di far trapelare le notizie, quelle vere e non artatamente manipolate da gazzettieri in rosa, mediasettari, biscardisti e complici.
Dicevo era questo un esito quasi scontato e prevedibile e ne spiego le ragioni, dal mio punto di vista, non senza rammentare cosa fosse la GEA WORLD e soprattutto COME fosse nata e CHI l’avesse concepita e costituita.
La GEA WORLD, come organizzazione di procuratori sportivi, è stata una realizzazione prettamente “romana”, direi quasi figlia legittima di quel consorzio di affari calcistici e para calcistici che nacque verso la fine del secolo scorso: mi riferisco alla famigerata SDS, sulla quale prima o poi si dovrà fare luce e far venire a galla tanti fatterelli sui quali frettolosamente si è proceduti ad insabbiamento.
Entrambe le operazioni ebbero un grande patrocinatore, Geronzi e la Banca di Roma.
La SDS, per chi non lo ricordasse, Società per la gestione di Diritti Televisivi, fu costituita da Sensi, Cragnotti, Tanzi e Cecchi Gori, con il beneplacito della Banca di Roma, e del polo satellitare Stream, prodotto della privatizzazione di Telecom Italia (operazione, guarda caso, preparata da un certo Guido Rossi, all’epoca commissario del gruppo), il quale riempì di denaro la SDS per la vendita dei diritti televisivi delle squadre interessate (Roma, Lazio, Parma, Fiorentina), senza giustificazione finanziaria alcuna, tanto che dopo qualche anno, indebitatissima, Stream dovette chiudere
Piccolo inciso, del 7 maggio 2000 tutti ricordano De Santis e Juventus – Parma, nessuno invece si ricorda di cosa accadde a Bologna, Lazio facilmente vittoriosa contro gli emiliani, ma Signori due volte in rete per strane dormite dei difensori biancocelesti: successivamente la Lazio festeggiò lo scudetto del diluvio con una amichevole proprio contro il Bologna e, cosa sospetta, la società rossoblù, sotto contratto con Telepiù, stracciò questo contratto, pagando una forte penale al polo satellitare, per passare a Stream, con un contratto d’oro: bene, nessuno ne ha voluto parlare, nessun ufficio indagini si è mosso per capirne di più, nessuno ha mai chiesto chiarimenti al signor Gazzoni Frascara di questo episodio, come pure della strana sconfitta, l’ultima di campionato 2001 – 02, che fece perdere ai rossoblù, in favore del Milan, il piazzamento CL.
Tornando alla GEA, questa venne costituita nel 2001, da figli diciamo “perbene”, Chiara Geronzi (azionista di maggioranza), Riccardo Calleri (figlio di Marco Calleri, imprenditore già padrone della Lazio), Giuseppe De Mita (figlio di Ciriaco De Mita), e poi altri quali Franco Zavaglia (già all’epoca procuratore di Totti), Tommaso Cellino e (qualcuno dice) la partecipazione occulta di Roberto Mancini; successivamente vide l’adesione di Alessandro Moggi.
Dunque operazione politico – finanziaria prettamente concepita nei palazzi romani che contano, e non è da escludere che un marpione come Moggi abbia immediatamente suggerito al figlio di entrare nell’operazione, viste le premesse.
Vi chiederete: cosa c’entra allora la GEA WORLD con la Juventus?
Appunto, cosa c’entra, e mi pare evidente che non ci sia alcun legame ipotizzabile, non a caso il giocatore più rappresentativo sotto contratto GEA, Alessandro Nesta, anziché venire alla Juventus è andato al Milan, e gli altri giocatori targati GEA raramente hanno vestito il bianconero, o se l’hanno vestito, è durato davvero poco (mi riferisco a Fresi, Baiocco e Blasi).
E siccome per accusare Moggi tutto poteva far brodo, si è arrivati a concepire quella assurda teoria di cui ho parlato sopra ma …
Anche in questa storia c’è il “ma” che crea scompiglio: sarebbe stata dura la dimostrazione di questa teoria con la presenza, tra gli imputati, di Chiara Geronzi, azionista di maggioranza e figlia del principale creditore (dunque padrone reale) di A.S. Roma e S.S. Lazio, e di Giuseppe De Mita, figlio di un autorevole politico magari con meno potere rispetto agli anni ’80, ma pur sempre influentissimo politico negli ambienti della Capitale, e dunque costoro sono stati immediatamente usciti dall’inchiesta, per cui sono rimasti gli altri, e tra questi, anche Tommaso Cellino e Riccardo Calleri sono stati successivamente prosciolti.
Quindi questo “braccio armato” della cupola di Moggi, si riduceva al figlio, a Zavaglia, a Davide Lippi (ultimo arrivato) e a due personaggi di poco conto quali Gallo e Ceravolo: insomma un gruppo che non aveva influenza alle spalle sul piano finanziario, visto che la Geronzi era uscita dal processo, imprenditoriale, vista l’archiviazione della posizione di Calleri, politica, vista l’uscita di scena di De Mita Jr..
Si è poi scoperto che la GEA aveva sotto contratto poco più di un centinaio di calciatori tra A, B, C1 e C2, di cui una trentina nella massima serie, e nessuno di costoro di primissimo piano, basti pensare che il più noto di tutti, a parte Chiellini (che a dire il vero era rappresentato da Davide Lippi e solo con l’ingresso di quest’ultimo nella GEA è diventato giocatore GEA), è Miccoli, tenendosi anche conto che Zavaglia non ha mai conferito alla società la sua procura di Totti.
Vi renderete agevolmente conto che, così inquadrata la vicenda, di materiale penale non ce ne poteva essere, e sul punto ritengo di dovere sottoscrivere quanto detto da un giornalista scomodo, spesso irritante e fazioso, ma non affatto stupido come Oliviero Beha (
http://it.youtube.com/watch?v=y87e3IsDgMI ), o scritto dal migliore giornalista sportivo italiano, Roberto Beccantini (
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplR ... 5&sezione= ).
Questi due interventi, purtroppo isolati nel mondo dell’omertà giornalistica, avevano sostanzialmente anticipato le ragioni e i dubbi per cui non poteva in alcun modo essere accoglibile la richiesta del P.M. Palamara di condanna addirittura a sei anni di carcere per Moggi padre, e a 5 anni per Moggi figlio.
Ma una domanda rimane ancora a fine di questa ricostruzione: COSA C’ENTRAVA E COSA C’ENTRA LUCIANO MOGGI CON LA GEA WORLD?
Eppure i nostri media per anni ci hanno parlato della “GEA di Luciano Moggi”; eppure un P.M. su questa domanda a cui la risposta negativa era ed è più che agevole, ci ha costruito una tesi accusatoria, sulla quale si è celebrato un processo, il tutto a spese del contribuente.
Avranno adesso, costoro, la dignità di vergognarsi ed arrossire?
Temo di no.
Nel frattempo, abbiamo scoperto che in quegli anni la Juve vinceva perché Moggi minacciava tali Boudianski e Zeytulaev di mandarli a pulire i cessi, o perché minacciava un campione megagalattico come … Nicola Amoruso!
PS: vedere
http://it.youtube.com/watch?v=y87e3IsDgMI
and
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplR ... 5&sezione= (da notare che la data di quest'articolo che leggerete è antecedente alla sentenza gea)