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La mia rinuncia a vivere in Sicilia 
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Messaggio La mia rinuncia a vivere in Sicilia
Vivo da alcuni anni stabilmente al Nord, e precisamente nella bassa bresciana, dove ho provato a dare il la per realizzare i miei desideri e le aspirazioni, perchè al tempo in cui vivevo in Sicilia le condizioni per raggiungerli erano mancate. Di fatto conduco una vita normale qui al Nord; in Sicilia svolgevo la professione di psicologo scolastico, precario, e vista la condizione lavorativa, mi era impossibile accedere agli studi post lauream di specializzazione in psicoterapia, dove per potervi accedere, di fatto è necessario, o possedere un portafoglio a fisarmonica, o essere figli di papà.
La necessità di aprirmi al mondo e al cambiamento è scaturita dell'evidenza che la Sicilia è una terra limitante. Faccio parte di quel gruppo di persone, che ha capito, che la propria strada bisogna costruirsela, con le proprie mani, e lontano dalla Sicilia, perché qui da queste parti in Sicilia, è difficile, se non impossibile, riuscire a costruirsi un'esistenza normale. Infatti in Sicilia e in particolare a Palermo, non c'è niente che funziona, e l'unica cosa che rimane, e va forte è il calcio.
L'attaccamento alla mia terra rimane molto forte e tutti i giorni, grazie ad internet, seguo le notizie della mia città palermitana. Tra le tante notizie che stimolano la mia attenzione, ho saputo dell'ultima emergenza dei precari.
La gente siciliana vive nell'illusione che lo Stato prima o poi interviene, e con la bacchetta magica, e si mette a dare uno stipendio, a ciascuno dei suoi abitanti. Io questa credenza, l'ho considerata molto presto falsa, e ho preferito provare a risolvere il problema, uscendo dalla situazione assurda, di perseverare di volere vivere in Sicilia.
Tra i tanti aspetti che in Sicilia non quadrano, c'è ad esempio, il problema di molti giovani, che nel tentativo di sottrarsi, alle sabbie mobili della disoccupazione, essendo privi di distrazioni lavorative, decidono di conseguire una laurea, con il nobile fine di volere imparare una professione, al conseguimento del titolo; ma molto presto il neodottore, deve prendere consapevolezza, che le lauree, non si rivelano titoli professionalizzanti, per cui se dopo la laurea, non si accede agli studi post lauream, o anche a dei lunghi tirocini non retribuiti, al fine di potere acquisire un'autonomia professionale nel settore, esercitare una professione può diventare anche impossibile. Tutto ciò lo vediamo con l'alto tasso di disoccupazione, tra i neo dottori.
Antonio Castronovo, Manerbio (Brescia) Fonte:GdS

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sabato 12 giugno 2010, ore 18:35
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Messaggio Re: La mia rinuncia a vivere in Sicilia
Una studiosa siciliana premiata come miglior scienziata negli Usa. “L’Italia deve investire di più nella ricerca”

"L'Italia dovrebbe investire di più nella ricerca e puntare sui giovani: il mio sogno è quello di lavorare anche nel mio Paese". A dirlo è la ricercatrice messinese Stefania Mondello, 31 anni, eletta migliore scienziata italiana in America nell'ambito della seconda edizione del 'The Premio Award' grazie ai suoi studi sulla diagnosi e la cura dei traumi cranici. Il premio viene assegnato ogni anno ai migliori ricercatori italiani in Usa dalla comunità di studiosi, imprenditori ed esperti di innovazione dell'associazione no-profit Bridges to Italy. "La mia ricerca - ha proseguito - tratta dell'individuazione e della validazione clinica di marcatori specifici del danno cerebrale presenti nel sangue e nel liquido cerebro-spinale in seguito a trauma cranico (1,4 milioni di casi l'anno negli Usa". "La mia esperienza in Italia - prosegue la Mondello - dove ho studiato e fatto ricerca, è positiva, ma c'é poca possibilità per i giovani". Stefania Mondello nel 2008 è approdata al dipartimento di anestesia dell'Università della Florida, allo Shands Hospital di Gainesville, istituzione della quale è research fellow; e alla Banyan Biomarkers Inc, dove riveste il ruolo di clinical research scientist. Fonte: SiciliaInformazioni.com

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sabato 12 giugno 2010, ore 18:46
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Messaggio Re: La mia rinuncia a vivere in Sicilia
gianiro ha scritto:
Diego Livoti ha scritto:

Diego Livoti ha scritto:
L'Italia dovrebbe investire di più nella ricerca e puntare sui giovani: il mio sogno è quello di lavorare anche nel mio Paese". A dirlo è la ricercatrice messinese Stefania Mondello, 31 anni, eletta migliore scienziata italiana in America nell'ambito della seconda edizione del 'The Premio Award' grazie ai suoi studi sulla diagnosi e la cura dei traumi cranici


Questo è vero, ma un grosso limite delle nostre università è che dipendono solo dallo Stato.
In America le grosse società o fondazioni, riempiono di soldi le università per la ricerca.
Purtroppo anche da noi fare il ricercatore è diventato un modo per tenere occupate le persone che spesso trascorrono anni a fare ricerche assolutamente inutili....una specie di assegni di solidarietà.
Investire in Italia di più sulla ricerca, allo stato attuale, serve solo a creare altri posti per i neolaureati in attesa di occupazione.
Così non potrà mai funzionare.
Ci vogliono meno ricercatori, e più soldi...dirottati sulle ricerche che realmente hanno una valenza e che possono avere un ritorno economico.

non so dove le prendi queste informazioni gianiro...in italia il vero problema sono sia le aziende private che non investono in ricerca, sia lo stato che, oltre a tagliare i finanziamenti alla ricerca in se, non da alcun incentivo a questo genere di investimento. per dare un idea, in California, cuore della ricerca tecnologica made in U.S.A., se un privato fa ricerca presso un università ottiene uno sgravio fiscale pari al 40% di quello che ha investito in ricerca.
un altro grosso problema, come ormai in un po' tutti i settori, sono le ingerenze della politica che, in cambio di finanziamenti extra, spingono le università a selezionare non i più meritevoli, ma i più raccomandati.
il numero di ricercatori in italia, è estremamente basso, sopratutto se in questo conto vengono inclusi sia ricercatori pubblici che privati. non parliamo poi dei finanziamenti che sono di diversi punti percentuali sotto quanto ci impone l'UE (siamo sotto di un 2 punti percentuale, cioè una ventina di miliardi di euro).
per quanto riguarda la storia di finanziare solo la ricerca che può avere una valenza ed un ritorno economico (in gergo tecnico viene definita "ricerca tecnica"o "ricerca tecnologica" mentre quella che studia fenomeni naturali-fisici per il solo piacere di studiarli, senza alcun interesse applicativo, viene chiamata "ricerca generica" ) è una strategia che si è dimostrata perdente in passato; a priori non si può sapere quale ricerca generica risulterà non trovare un applicazione in futuro...e quelle ricerche generiche che hanno aperto nuove strade (una minima parte e vero, però ci sono state) hanno portato a un ritorno economico notevole, molto più di quanto fanno mediamente i ritorni economici dovuti alla ricerca tecnica (senza considerare che spesso queste nuove strade aperte dalla ricerca generica hanno reso obsolete, in campo applicativo, molte "scoperte" fatte dalla ricerca tecnologica). questo è il motivo per cui tutti gli stati continuano ad investire soldi pubblici in ricerca scientifica e non si affidano unicamente ad incentivare la ricerca privata...i privati tendono ad investire solo in ricerca tecnologica e solo nel proprio campo di competenza, lo stato finanzia direttamente la ricerca generica;

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« Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d'accordo. »(Lirio Abbate, Peter Gomez)
« La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.»(Giovanni Falcone)
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domenica 13 giugno 2010, ore 9:06
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Messaggio Re: La mia rinuncia a vivere in Sicilia
mi spiace, ma la realtà è che le nostre aziende non investono in ricerca, né in Italia né all'estero (questo è dovuto spesso perché in Italia le aziende sono di dimensioni medio piccole e queste, senza particolari agevolazioni, non possono permettersi di fare ricerca )

questo è uno dei principali motivi per cui le aziende italiane hanno perso in competitività...produciamo praticamente le stesse cose che facevamo 20-30 anni fa, con l'unica differenza che nel frattempo è arrivata la globalizzazione e con essa prodotti più innovativi o allo stesso livello ma che costano enormemente meno.
gli unici investimenti che fanno i nostri imprenditori all'estero sono spesso solo per spostare la produzione dove costa di meno (sempre per fare comunque i soliti prodotti)
deve essere tutto il sistema a cambiare, cominciando dalla testa di molti nostri politici, imprenditori e banche che vedono nella ricerca solo un parametro di spesa, e non un investimento, da tagliare nei momenti di magra. in molti paesi per uscire dalla crisi hanno anche aumentato i finanziamenti alla ricerca, l'Italia è l'unico paese dove si fa il contrario.
se si vuole invertire la tendenza basta
1) agevolare gli investimenti in ricerca presso le università, a quel punto se le università vorranno finanziamenti per la ricerca dai privati, saranno costrette ad attirare questi privati, e per farlo dovranno cacciare tutti gli immeritevoli! quindi ci penserebbero le aziende a fare selezione, non più lo stato ed i suoi politici.bisogna anche facilitare l'accesso al credito presso le banche per quelle aziende che decidono di investire in ricerca.
2) lo stato deve investire in modo da continuare a finanziare la ricerca generica (magari coordinando tutto tramite il CNR ed affidando la valutazione dei progetti ad una commissione formata da elementi di spicco della ricerca italiana (come si fa in tutti i paesi del mondo) e non dai politici ).
3)non devono più avvenire ingerenze da parte del governo nelle questione scientifiche come è successo con Berlusconi che di fatto ha cacciato Carlo Rubbia (premio nobel per la fisica) dall'ENEA.

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domenica 13 giugno 2010, ore 13:32
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Messaggio Re: La mia rinuncia a vivere in Sicilia
facciamo a cambio ?

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martedì 15 giugno 2010, ore 15:48
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Messaggio Re: La mia rinuncia a vivere in Sicilia
da circa 30 anni l'industria per cui lavoro investe nella ricerca..siamo convenzionati con l'università di catania...purtroppo l'attuale crisi che sta colpendo tutti forse costringerà anche noi a rinunciarvi...speriamo vivamente di no..... se finora siamo stati leader di settore è stato anche grazie alla nostra continua evoluzione.... noi siamo tra le poche industrie che ancora, nonostante i costi, fanno tutto in loco...dalla ricerca...alla produzione...allo stoccaggio...all'esportazione.... e la qualità si vede....


mercoledì 23 giugno 2010, ore 11:35
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Messaggio Re: La mia rinuncia a vivere in Sicilia
IO ha scritto:
da circa 30 anni l'industria per cui lavoro investe nella ricerca..siamo convenzionati con l'università di catania...purtroppo l'attuale crisi che sta colpendo tutti forse costringerà anche noi a rinunciarvi...speriamo vivamente di no..... se finora siamo stati leader di settore è stato anche grazie alla nostra continua evoluzione.... noi siamo tra le poche industrie che ancora, nonostante i costi, fanno tutto in loco...dalla ricerca...alla produzione...allo stoccaggio...all'esportazione.... e la qualità si vede....


Speriamo che sopravviva,un'eccellente esempio il più meritevole de marchio Made in Italy.

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Adeu Clavell Morenet,adeu estrella del dia.


mercoledì 23 giugno 2010, ore 11:49
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Messaggio Re: La mia rinuncia a vivere in Sicilia
aury88 ha scritto:
mi spiace, ma la realtà è che le nostre aziende non investono in ricerca, né in Italia né all'estero (questo è dovuto spesso perché in Italia le aziende sono di dimensioni medio piccole e queste, senza particolari agevolazioni, non possono permettersi di fare ricerca )

questo è uno dei principali motivi per cui le aziende italiane hanno perso in competitività...produciamo praticamente le stesse cose che facevamo 20-30 anni fa, con l'unica differenza che nel frattempo è arrivata la globalizzazione e con essa prodotti più innovativi o allo stesso livello ma che costano enormemente meno.
gli unici investimenti che fanno i nostri imprenditori all'estero sono spesso solo per spostare la produzione dove costa di meno (sempre per fare comunque i soliti prodotti)
deve essere tutto il sistema a cambiare, cominciando dalla testa di molti nostri politici, imprenditori e banche che vedono nella ricerca solo un parametro di spesa, e non un investimento, da tagliare nei momenti di magra. in molti paesi per uscire dalla crisi hanno anche aumentato i finanziamenti alla ricerca, l'Italia è l'unico paese dove si fa il contrario.
se si vuole invertire la tendenza basta
1) agevolare gli investimenti in ricerca presso le università, a quel punto se le università vorranno finanziamenti per la ricerca dai privati, saranno costrette ad attirare questi privati, e per farlo dovranno cacciare tutti gli immeritevoli! quindi ci penserebbero le aziende a fare selezione, non più lo stato ed i suoi politici.bisogna anche facilitare l'accesso al credito presso le banche per quelle aziende che decidono di investire in ricerca.
2) lo stato deve investire in modo da continuare a finanziare la ricerca generica (magari coordinando tutto tramite il CNR ed affidando la valutazione dei progetti ad una commissione formata da elementi di spicco della ricerca italiana (come si fa in tutti i paesi del mondo) e non dai politici ).
3)non devono più avvenire ingerenze da parte del governo nelle questione scientifiche come è successo con Berlusconi che di fatto ha cacciato Carlo Rubbia (premio nobel per la fisica) dall'ENEA.



Infatti,togliendo i settori di punta di produzione,quali il Design(il resto lo si fa produrre all'estero)per riguarda la Moda.
Nei settori artigianali,quali la produzione di mobili in Brianza.
Si salva per fortuna l'industria alimentare,che per motivi di sicurezza e per tutelare l'utilizzo delle materie prime italiane,produce completamente in Italia.

Per quanto riguarda i settori tecnologici,hai ragione,si producono le stesse cose di 30 anni fa.
Si progetta anche nei settori ad alta tecnologia,ma tutto il resto finisce per essere prodotto in Asia.

Nella ricerca,per quanto guarda la Medicina,indiscutibilmente abbiamo le migliori menti.
Ma anche in altri settori come quello delle nanotecnologie.

Rubbia è molto competente nel settore della ricerca di energie rinnovabili,ma è incompreso: in una puntata di Annozero, lo ha addirittura azzittito l'On.Casini,lui,da persona intelligente e garbata,si è messo da parte e lo ha lasciato parlare(o farneticare).

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mercoledì 23 giugno 2010, ore 12:02
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Messaggio Re: La mia rinuncia a vivere in Sicilia
IO ha scritto:
da circa 30 anni l'industria per cui lavoro investe nella ricerca..siamo convenzionati con l'università di catania...purtroppo l'attuale crisi che sta colpendo tutti forse costringerà anche noi a rinunciarvi...speriamo vivamente di no..... se finora siamo stati leader di settore è stato anche grazie alla nostra continua evoluzione.... noi siamo tra le poche industrie che ancora, nonostante i costi, fanno tutto in loco...dalla ricerca...alla produzione...allo stoccaggio...all'esportazione.... e la qualità si vede....

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Messaggio Re: La mia rinuncia a vivere in Sicilia
Diego Livoti ha scritto:
IO ha scritto:
da circa 30 anni l'industria per cui lavoro investe nella ricerca..siamo convenzionati con l'università di catania...purtroppo l'attuale crisi che sta colpendo tutti forse costringerà anche noi a rinunciarvi...speriamo vivamente di no..... se finora siamo stati leader di settore è stato anche grazie alla nostra continua evoluzione.... noi siamo tra le poche industrie che ancora, nonostante i costi, fanno tutto in loco...dalla ricerca...alla produzione...allo stoccaggio...all'esportazione.... e la qualità si vede....

Di cosa vi occupate?

industria farmaceutica...


mercoledì 23 giugno 2010, ore 12:36
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Messaggio Re: La mia rinuncia a vivere in Sicilia
Quando lombardo parla così mi piace. Ma non mi piace affatto quando a queste parole e ad altre dette in precedenza non seguono i fatti.

Lombardo interviene sul federalismo: "Una Sicilia autonomista può pesare più della Padania"
Il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo interviene, dal suo blog, nel dibattito in corso sulla Lega, la Padania e la questione del nord sostenendo che “la Padania è una invenzione propagandistica dal punto di vista della storia e della geografia”. La realtà però è che esiste un’area dell’Italia, il nord, che è la più forte da un punto di vista economico, dello sviluppo, dell’occupazione, delle infrastrutture ecc. e quest’area è rappresentata politicamente dalla Lega, “una forza che non scherza e non fa sconti”.
Su questo tema, sostiene Lombardo, “non possiamo limitarci a dire che così si rompe l’Unità d’Italia ma dovremmo organizzarci politicamente di conseguenza a partire dalla Sicilia”. Una regione di 5 milioni di abitanti che produce energia, che raffina il petrolio utilizzato in tutta Italia e che rappresenta un punto centrale nel contesto e negli equilibri geopolitici dell’area del mediterraneo. E’ per questo che “una formazione autonomista legata al territorio potrebbe quindi pesare tanto quanto la Lega e la Sicilia tanto quanto la Padania”.
Rispetto al tema dell’Unità d’Italia poi, Raffaele Lombardo afferma che questa “è virtuale, una invenzione, una falsificazione di cui prima o poi qualcuno avrebbe dovuto prenderne atto, perché esisistono almeno due Italie: quella ricca e quella povera, quella fortunata e quella emarginata, quella con la piena occupazione e quella con la piena disoccupazione”. Su questi presupposti, se la Lega chiedesse un riconoscimento formale di tale situazione allora la Sicilia forse “avrebbe tanto da guadagnarne se volessero la secessione e a noi dessero la nostra libertà di autogovernarci”.

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mercoledì 23 giugno 2010, ore 12:38
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Messaggio Re: La mia rinuncia a vivere in Sicilia
Leggetelo e commentatelo se vi va.
http://www.unita.it/news/culture/100817 ... rio_italia

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lunedì 5 luglio 2010, ore 17:24
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Messaggio Re: La mia rinuncia a vivere in Sicilia
Diego Livoti ha scritto:
Leggetelo e commentatelo se vi va.
http://www.unita.it/news/culture/100817 ... rio_italia


Grandissimo il Maestro =D> =D> =D> =D> =D> =D>

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IL PALMARES NON SI PRESCRIVE

[Una volta a Pietro Secchia] Cos'ha fatto ieri la Juve? [...] E tu pretendi di fare la rivoluzione senza sapere i risultati della Juve? (Palmiro Togliatti)


lunedì 5 luglio 2010, ore 17:28
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Messaggio Re: La mia rinuncia a vivere in Sicilia
L'articolo lo ritengo molto illuminante e molto utile per levare dagli occhi certe fette di salame spesse un paio di metri ad alcuni, prtroppo molti, Siciliani

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lunedì 5 luglio 2010, ore 17:34
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Messaggio Re: La mia rinuncia a vivere in Sicilia
articolo molto bello

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O BRIGANTE O EMIGRANTE! ...per ora emigrante...

io AMO la mia città
io ODIO la mafia, odio i mafiosi

http://www.ilportaledelsud.org


lunedì 5 luglio 2010, ore 17:53
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