Per il furto di un cappelletto d'auto (il cappuccio a vite che chiude la valvola del pneumatico, del valore di non più di 10 centesimi) un imprenditore edile settantenne di Cagliari è in attesa di una sentenza da cinque anni. Nell'udienza preliminare sia l'avvocato difensore sia il Pm avevano chiesto l'archiviazione del caso per «il furto semplice», non essendovi nè la denuncia del derubato nè la rilevanza economica, ma il Gup ha deciso diversamente perchè l'autovettura «era un bene esposto in una pubblica sede» ed ha proseguito d'ufficio. «In questi anni - ha spiegato l'avvocato Francesco Viola, che difende l'impreditore cagliaritano - sono cambiati giudici (da togati a onorari) e gli slittamenti hanno portato i tempi sino al prossimo novembre quando vi dovrebbe esser la sentenza». Tempi eccessivi per un processo di minima entità, ha aggiunto l'avvocato sottolineando come nel caso del penale le spese siano a carico dell'imputato che si deve difendere. Il fatto era avvenuto il 30 settembre di cinque anni fa davanti ad una banca di Cagliari. L'autista di una delle auto dell'azienda edile (di cui l'imprenditore è proprietario) pare per un parcheggio conteso e per far dispetto quindi all'altro automobilista, aveva rubato un cappuccio della ruota e si era allontanato. Lo stesso proprietario della vettura aveva deciso di lasciar perdere ma una impiegata della banca, che dalla finestra aveva visto tutto, era riuscita a prendere il numero di targa e ne aveva informato prima l'automobilista cagliaritano derubato (che, però, aveva confermato di voler concludere lì la vicenda) e quindi i carabinieri. Ricevuta la segnalazione dalla polizia giudiziaria il Gip aveva emesso un decreto penale con una pena pecuniaria contro il proprietario dell'impresa, a cui era intestata l'auto, il quale aveva deciso di opporsi dichiarandosi innocente. Successivamente nell'udienza preliminare, sia perchè non era stato accertato chi fosse alla guida, sia per la mancanza di denuncia della parte lesa che per la misera entità del bene, lo stesso Pm aveva chiesto l'archiviazione. Ma il giudice aveva ritenuto si trattasse di «furto aggravato» avvenuto in una pubblica via e così ha agito d'ufficio e si è instaurato un procedimento che fra istanze, bolli, udienze, rinvii e cambi di giudice si è protratto per vari anni. Ieri, ha confermato l'avvocato, in aula lo stesso derubato ha detto di non aver presentato denuncia, di non sapere chi gli abbia sottratto il tappino della ruota e, insomma, di non importargliene nulla, ma di star solo perdendo tempo per l'irrisorietà del fatto. L'udienza è stata aggiornata fra quattro mesi per la sentenza.
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