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Eni chiude una parte del petrolchimico 
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Messaggio Re: Eni chiude una parte del petrolchimico
gianiro ha scritto:
Io raramente ho visto catrme a gela, negli utlimi anni mai.
Hanno l'obbligo, ma non di lavarli al mare.


Fortunatamente sono anni che non si vede.

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Messaggio Re: Eni chiude una parte del petrolchimico
In teoria le navi che lavano le cisterne hanno una vasca dove accumulano tutto lo schifo che poi viene collegata ad una tubazione sul pontile per essere scaricata.
Ovviamente ha un costo di smaltimento, però essendo ora obbligatorio penso che nessuno rischia per poi pagare lo stesso.

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sabato 19 maggio 2012, ore 17:41
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Messaggio Re: Eni chiude una parte del petrolchimico
ellenico ha scritto:
ryoga ha scritto:
ellenico ha scritto:
Sarà perchè il canale di Siclia è molto trafficato e le correnti marine sono in grado di trasportare idrocarburi pr chilometri.Soprattutto perchè gli idrocarburi sono tra le sostanze meno decomponibili in assoluto.
Però le sciacquano le cisterne delle petroliere soprattutto di notte.

:x ma a che pro? ma se servono a contenere sempre e solo petrolio, che sciacquano a fare??? :evil:



Per i residui di paraffina.
Io ricordo quando lavoravo per un oleodotto, periodicamente si faceva la pulizia delle tubazioni: si faceva entrare nel tubo un pig(una sorta di carrello) che spingeva uno spugnone che ripuliva le pareti del tubo dai residui di paraffina.


Il famoso PIG intelligente, con questo sistema si monitora anche la tubazione se ci sono dei tratti dove a causa delle correnti vaganti lo spessore é diminuito.

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domenica 20 maggio 2012, ore 4:35
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Messaggio Re: Eni chiude una parte del petrolchimico
toni62 ha scritto:
ellenico ha scritto:
ryoga ha scritto:
:x ma a che pro? ma se servono a contenere sempre e solo petrolio, che sciacquano a fare??? :evil:



Per i residui di paraffina.
Io ricordo quando lavoravo per un oleodotto, periodicamente si faceva la pulizia delle tubazioni: si faceva entrare nel tubo un pig(una sorta di carrello) che spingeva uno spugnone che ripuliva le pareti del tubo dai residui di paraffina.


Il famoso PIG intelligente, con questo sistema si monitora anche la tubazione se ci sono dei tratti dove a causa delle correnti vaganti lo spessore é diminuito.


Non sapevo ci fossero quelli cosi evoluti.
Doveva essere di quel genere il PIG.

Io ero rimasto ancora al classico PIG che spinge lo spugnone lungo la tubazione.

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domenica 20 maggio 2012, ore 12:56
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Messaggio Re: Eni chiude una parte del petrolchimico
ellenico ha scritto:
toni62 ha scritto:
ellenico ha scritto:


Per i residui di paraffina.
Io ricordo quando lavoravo per un oleodotto, periodicamente si faceva la pulizia delle tubazioni: si faceva entrare nel tubo un pig(una sorta di carrello) che spingeva uno spugnone che ripuliva le pareti del tubo dai residui di paraffina.


Il famoso PIG intelligente, con questo sistema si monitora anche la tubazione se ci sono dei tratti dove a causa delle correnti vaganti lo spessore é diminuito.


Non sapevo ci fossero quelli cosi evoluti.
Doveva essere di quel genere il PIG.

Io ero rimasto ancora al classico PIG che spinge lo spugnone lungo la tubazione.


in gergo tecnico viene chiamato proprio PIG intelligente

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domenica 20 maggio 2012, ore 13:02
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Messaggio Re: Eni chiude una parte del petrolchimico
toni62 ha scritto:
ellenico ha scritto:
toni62 ha scritto:

Il famoso PIG intelligente, con questo sistema si monitora anche la tubazione se ci sono dei tratti dove a causa delle correnti vaganti lo spessore é diminuito.


Non sapevo ci fossero quelli cosi evoluti.
Doveva essere di quel genere il PIG.

Io ero rimasto ancora al classico PIG che spinge lo spugnone lungo la tubazione.


in gergo tecnico viene chiamato proprio PIG intelligente


La cosa curiosa cheil PIG sembra prendere i nome dello spugnone che spinge: appunto perchè quando capitava di recuperare lo spugnone da dentro il Piatto di Prova,dopo aver tagliato il tubo,sembrava che dentro ci fose ascosto un mialino. :)

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domenica 20 maggio 2012, ore 13:09
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Messaggio Re: Eni chiude una parte del petrolchimico
http://www.corrieredigela.it/leggi.asp? ... 5505&idc=2

L’attacco frontale del consigliere Gulizzi

Non è passato inosservato l'intervento in aula del consigliere comunale del Partito democratico Giacomo Gulizzi (nella foto). Un vero e proprio affondo, articolato e scrupoloso, con minuziosi dati alla mano. Ha passato in rassegna gli ultimi anni del rapporto tra Raffineria, casa madre Eni e territorio, setacciando accordi nel frattempo stipulati, bilanci pubblicati dal 2003 (anno successivo la fermata degli impianti su azione della magistratura) al 2010 e quant'altro. Sul piano occupazionale, Gulizzi parte addirittura dall'accordo del 17 gennaio 2008, in cui l'Eni promette investimenti per 800 milioni, integrati nel gennaio successivo dall'annuncio di un aumento del capitale sociale della Raffineria (257 milioni di euro) in realtà mai avvenuto. Ciò è bastato ed avanzato per innescare i sindacati, usciti puntualmente allo scoperto nell'aprile del 2009, chiedendo a gran voce il perché tali investimenti non partivano ed individuando come causa principale – se non unica – l'impasse autorizzativa (ministeriale e regionale).

Per questa via si procede all'accordo dell'ottobre 2010 che prevede la mobilità di 135 unità e la riduzione del totale a 1257 unità, in linea cioè con il piano 2010/13 di riduzione di 400 unità ritenute in esubero, in modo da portare il numero massimo complessivo alle 1000 unità di cui al bilancio 2010.

Traguardo ribadito nell'accordo del febbraio 2011, incassando quindi il sì dei sindacati in cambio della solita contropartita degli investimenti già annunciati, conditi dall'impegno dell'azienda a favorire una maggiore dinamicità dei dipendenti, anche e soprattutto attraverso corsi di formazione ed aggiornamento in termini di expertisement, sia nel diretto che soprattutto nell'indotto, al fine in quest'ultimo caso di accrescere il know how delle aziende locali, facilitandone una nuova vocazione all'insegna della policommittenza. Cosa che di fatto è rimasta lettera morta, così come gli investimenti che non sono mai partiti. Investimenti peraltro necessari: a) o perché dettati dal mantenimento in vita e/o dal funzionamento efficace dello stabilimento (vedi diga foranea per la quale la Raffineria ottiene una concessione pressocché esclusiva ovvero la centrale termoelettrica cuore pulsante dell'intero sito industriale); b) o perché dovuti in forza di legge (vedi doppi fondi nei serbatoi ovvero la copertura del parco coke). In quanto ai bilanci, il loro esame – specie di quelli più recenti – sconfessa le perdite milionarie della Raffineria date in pasto all'opinione pubblica. Di tali enormi perdite non c'è traccia nei bilanci come ha confermato il rappresentante Eni seduto all'ultimo tavolo regionale. Peraltro, tali passività non giustificherebbero il mantenimento dell'attuale management, né l'aver premiato, promuovendolo, l'ex presidente della Raffineria con un incarico più prestigioso nella divisione Refining & Marketing. Impietoso, infine, il paragone con altri siti dei siti Eni in Italia. Se a Porto Torres, Priolo, Ferrara e Ravenna si investe nella chimica verde ed a Sannazzaro tecnologie avanzate permettono raffinazioni più pulite e con minori costi, a Gela la chimica è stata abbandonata ed il tanto sbandierato Turbogas è finito nel dimenticatoio. Per Gulizzi l'Eni è una multinazionale che programma e non improvvisa e sceglie il proprio interlocutore a Roma come a Palermo scavalcando la politica e gli attori istituzionali locali. Le stesse rappresentanze territoriali sindacali si ritrovano a riscaldare una polpetta già bella cucinata nelle sedi sovraordinate: un'azione che doveva essere fatta, era quella di non firmare l'accordo se non contestualmente alla messa in opera degli investimenti programmati. Gulizzi ricorda che Enimed e Raffineria, fino a poco tempo fa, erano un unico soggetto operante a Gela. Assegnare ora alla prima il ruolo di reginetta ed alla seconda quella del brutto anatroccolo è troppo comodo. Non spetta alla Raffineria ma all'Eni bonificare, così come individuare con certezza le aree dismesse mettendole a disposizione di chi vuole investire in una prospettiva di riconversione industriale.

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Messaggio Re: Eni chiude una parte del petrolchimico
Brazo ha scritto:
http://www.corrieredigela.it/leggi.asp?idn=CDG175505&idc=2

L’attacco frontale del consigliere Gulizzi

Non è passato inosservato l'intervento in aula del consigliere comunale del Partito democratico Giacomo Gulizzi (nella foto). Un vero e proprio affondo, articolato e scrupoloso, con minuziosi dati alla mano. Ha passato in rassegna gli ultimi anni del rapporto tra Raffineria, casa madre Eni e territorio, setacciando accordi nel frattempo stipulati, bilanci pubblicati dal 2003 (anno successivo la fermata degli impianti su azione della magistratura) al 2010 e quant'altro. Sul piano occupazionale, Gulizzi parte addirittura dall'accordo del 17 gennaio 2008, in cui l'Eni promette investimenti per 800 milioni, integrati nel gennaio successivo dall'annuncio di un aumento del capitale sociale della Raffineria (257 milioni di euro) in realtà mai avvenuto. Ciò è bastato ed avanzato per innescare i sindacati, usciti puntualmente allo scoperto nell'aprile del 2009, chiedendo a gran voce il perché tali investimenti non partivano ed individuando come causa principale – se non unica – l'impasse autorizzativa (ministeriale e regionale).

Per questa via si procede all'accordo dell'ottobre 2010 che prevede la mobilità di 135 unità e la riduzione del totale a 1257 unità, in linea cioè con il piano 2010/13 di riduzione di 400 unità ritenute in esubero, in modo da portare il numero massimo complessivo alle 1000 unità di cui al bilancio 2010.

Traguardo ribadito nell'accordo del febbraio 2011, incassando quindi il sì dei sindacati in cambio della solita contropartita degli investimenti già annunciati, conditi dall'impegno dell'azienda a favorire una maggiore dinamicità dei dipendenti, anche e soprattutto attraverso corsi di formazione ed aggiornamento in termini di expertisement, sia nel diretto che soprattutto nell'indotto, al fine in quest'ultimo caso di accrescere il know how delle aziende locali, facilitandone una nuova vocazione all'insegna della policommittenza. Cosa che di fatto è rimasta lettera morta, così come gli investimenti che non sono mai partiti. Investimenti peraltro necessari: a) o perché dettati dal mantenimento in vita e/o dal funzionamento efficace dello stabilimento (vedi diga foranea per la quale la Raffineria ottiene una concessione pressocché esclusiva ovvero la centrale termoelettrica cuore pulsante dell'intero sito industriale); b) o perché dovuti in forza di legge (vedi doppi fondi nei serbatoi ovvero la copertura del parco coke). In quanto ai bilanci, il loro esame – specie di quelli più recenti – sconfessa le perdite milionarie della Raffineria date in pasto all'opinione pubblica. Di tali enormi perdite non c'è traccia nei bilanci come ha confermato il rappresentante Eni seduto all'ultimo tavolo regionale. Peraltro, tali passività non giustificherebbero il mantenimento dell'attuale management, né l'aver premiato, promuovendolo, l'ex presidente della Raffineria con un incarico più prestigioso nella divisione Refining & Marketing. Impietoso, infine, il paragone con altri siti dei siti Eni in Italia. Se a Porto Torres, Priolo, Ferrara e Ravenna si investe nella chimica verde ed a Sannazzaro tecnologie avanzate permettono raffinazioni più pulite e con minori costi, a Gela la chimica è stata abbandonata ed il tanto sbandierato Turbogas è finito nel dimenticatoio. Per Gulizzi l'Eni è una multinazionale che programma e non improvvisa e sceglie il proprio interlocutore a Roma come a Palermo scavalcando la politica e gli attori istituzionali locali. Le stesse rappresentanze territoriali sindacali si ritrovano a riscaldare una polpetta già bella cucinata nelle sedi sovraordinate: un'azione che doveva essere fatta, era quella di non firmare l'accordo se non contestualmente alla messa in opera degli investimenti programmati. Gulizzi ricorda che Enimed e Raffineria, fino a poco tempo fa, erano un unico soggetto operante a Gela. Assegnare ora alla prima il ruolo di reginetta ed alla seconda quella del brutto anatroccolo è troppo comodo. Non spetta alla Raffineria ma all'Eni bonificare, così come individuare con certezza le aree dismesse mettendole a disposizione di chi vuole investire in una prospettiva di riconversione industriale.


:lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
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Non ci pensate più alla raffineria....concentratevi sulle alternativeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee visto che siti accussì sperti!

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Messaggio Re: Eni chiude una parte del petrolchimico
gianiro ha scritto:
Brazo ha scritto:
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L’attacco frontale del consigliere Gulizzi

Non è passato inosservato l'intervento in aula del consigliere comunale del Partito democratico Giacomo Gulizzi (nella foto). Un vero e proprio affondo, articolato e scrupoloso, con minuziosi dati alla mano. Ha passato in rassegna gli ultimi anni del rapporto tra Raffineria, casa madre Eni e territorio, setacciando accordi nel frattempo stipulati, bilanci pubblicati dal 2003 (anno successivo la fermata degli impianti su azione della magistratura) al 2010 e quant'altro. Sul piano occupazionale, Gulizzi parte addirittura dall'accordo del 17 gennaio 2008, in cui l'Eni promette investimenti per 800 milioni, integrati nel gennaio successivo dall'annuncio di un aumento del capitale sociale della Raffineria (257 milioni di euro) in realtà mai avvenuto. Ciò è bastato ed avanzato per innescare i sindacati, usciti puntualmente allo scoperto nell'aprile del 2009, chiedendo a gran voce il perché tali investimenti non partivano ed individuando come causa principale – se non unica – l'impasse autorizzativa (ministeriale e regionale).

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:lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
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Mi pare che l'autore tu lo conosci.. chiedilo a lui se sono minkiate!

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domenica 3 giugno 2012, ore 15:01
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Messaggio Re: Eni chiude una parte del petrolchimico
l'autore riporta quello che ha detto il consigliere.

Cmq, non capisco questo accanimento.
L'eni vuole chiudere?
Bye Bye.

Facciamoli bonificare, non aspettatevi chissà quale lavoro perchè ditte locali capaci a far ciò non ne conosco.
Nel frattempo buttiamoci sul turismo.

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domenica 3 giugno 2012, ore 15:30
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Messaggio Re: Eni chiude una parte del petrolchimico
gianiro ha scritto:
l'autore riporta quello che ha detto il consigliere.

Cmq, non capisco questo accanimento.
L'eni vuole chiudere?
Bye Bye.

Facciamoli bonificare, non aspettatevi chissà quale lavoro perchè ditte locali capaci a far ciò non ne conosco.
Nel frattempo buttiamoci sul turismo.


perchè parli di accanimento?
non sei curioso di conoscere la verità? io si! e sui dati economici sono stato sempre scettico.

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domenica 3 giugno 2012, ore 15:34
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Messaggio Re: Eni chiude una parte del petrolchimico
Io devo cercare, ma i dati economici non erano belli.
Fra tutte le raffinerie quella di Gela era messa al penultimo posto.
Certo, si potrebbe obiettare che sono dati falsi, ma vorrei ricordare che l'Eni è quotata nella borsa americana e ci sono, da un pò di anni a questa parte, severi controlli sulle comunicazioni verso gli azionisti.
Ma anche se per assurdo fosse in grande attivo, se se ne vuole andare? Non lo può fare?
Bonifica e se ne va.

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domenica 3 giugno 2012, ore 15:38
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Messaggio Re: Eni chiude una parte del petrolchimico
gianiro ha scritto:
Io devo cercare, ma i dati economici non erano belli.
Fra tutte le raffinerie quella di Gela era messa al penultimo posto.
Certo, si potrebbe obiettare che sono dati falsi, ma vorrei ricordare che l'Eni è quotata nella borsa americana e ci sono, da un pò di anni a questa parte, severi controlli sulle comunicazioni verso gli azionisti.
Ma anche se per assurdo fosse in grande attivo, se se ne vuole andare? Non lo può fare?
Bonifica e se ne va.

bonifica e se ne va? dire che è utopia è poco e tu lo sai bene.
se dicono di essere in gran passivo e poi in altre sedi dicono altro è grave, anzi gravissimo. A prescindere da quello che possono fare o meno.

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domenica 3 giugno 2012, ore 15:40
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Messaggio Re: Eni chiude una parte del petrolchimico
Brazo ha scritto:
gianiro ha scritto:
Io devo cercare, ma i dati economici non erano belli.
Fra tutte le raffinerie quella di Gela era messa al penultimo posto.
Certo, si potrebbe obiettare che sono dati falsi, ma vorrei ricordare che l'Eni è quotata nella borsa americana e ci sono, da un pò di anni a questa parte, severi controlli sulle comunicazioni verso gli azionisti.
Ma anche se per assurdo fosse in grande attivo, se se ne vuole andare? Non lo può fare?
Bonifica e se ne va.

bonifica e se ne va? dire che è utopia è poco e tu lo sai bene.
se dicono di essere in gran passivo e poi in altre sedi dicono altro è grave, anzi gravissimo. A prescindere da quello che possono fare o meno.


I dati bisogna saperli ascoltare.
Secondo te qui dicono che sono in passivo e a palermo che sono in attivo?
Tu puoi credere ad una cosa del genere?

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Messaggio Re: Eni chiude una parte del petrolchimico
gianiro ha scritto:
Brazo ha scritto:
gianiro ha scritto:
Io devo cercare, ma i dati economici non erano belli.
Fra tutte le raffinerie quella di Gela era messa al penultimo posto.
Certo, si potrebbe obiettare che sono dati falsi, ma vorrei ricordare che l'Eni è quotata nella borsa americana e ci sono, da un pò di anni a questa parte, severi controlli sulle comunicazioni verso gli azionisti.
Ma anche se per assurdo fosse in grande attivo, se se ne vuole andare? Non lo può fare?
Bonifica e se ne va.

bonifica e se ne va? dire che è utopia è poco e tu lo sai bene.
se dicono di essere in gran passivo e poi in altre sedi dicono altro è grave, anzi gravissimo. A prescindere da quello che possono fare o meno.


I dati bisogna saperli ascoltare.
Secondo te qui dicono che sono in passivo e a palermo che sono in attivo?
Tu puoi credere ad una cosa del genere?

HAnno scritto un articolo falso????

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domenica 3 giugno 2012, ore 15:45
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