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siciliano
City Soldier
Data iscrizione: giovedì 21 febbraio 2008, ore 11:02 Messaggi: 8642 Località: gela
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Re: LA stampa e la Libia
guarda caso... e guarda caso adesso trapela qualcosa e si scopre che... Petraeus fa le corna alla moglie
_________________ "Le masse popolari in Europa,non sono contro le masse popolari in Africa. Quelli che sfruttano le risorse in Africa,sono gli stessi che sfruttano l'Europa. Abbiamo un nemico comune ! " (Thomas Sankara)
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venerdì 23 novembre 2012, ore 21:50 |
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ellenico
City Soldier
Data iscrizione: mercoledì 1 marzo 2006, ore 12:54 Messaggi: 7140 Località: Deserto algerino
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Re: LA stampa e la Libia
Petraeus volevano farlo fuori. una capoccia scomoda là.
_________________ Adeu Clavell Morenet,adeu estrella del dia.
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venerdì 23 novembre 2012, ore 23:14 |
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munnizza
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Data iscrizione: martedì 25 marzo 2008, ore 12:14 Messaggi: 2396 Località: unna vene vene
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Re: LA stampa e la Libia
Dovevano dargli una medaglia a Petraeus a onor militare , mugghiera nn proprio bellissima
_________________ 'E’ arrivato il nostro momento, il momento dei siciliani onesti, che vogliono lottare per un cambiamento vero, contro chi ha ridotto e continua a ridurre la nostra terra in un deserto, abbiamo l’obbligo morale di ribellarci'."giuseppe gatì
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lunedì 26 novembre 2012, ore 19:10 |
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ellenico
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Data iscrizione: mercoledì 1 marzo 2006, ore 12:54 Messaggi: 7140 Località: Deserto algerino
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Re: LA stampa e la Libia
Ma dai...non è detto che se uno non ha una moglie bella,debba proprio farle le corna.
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mercoledì 28 novembre 2012, ore 16:14 |
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siciliano
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Data iscrizione: giovedì 21 febbraio 2008, ore 11:02 Messaggi: 8642 Località: gela
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Re: LA stampa e la Libia
http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notiz ... 90642.htmlLibia devastata ed abbandonata a se stessa... quello che succede non importa più a nessuno
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mercoledì 28 novembre 2012, ore 20:14 |
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ellenico
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Data iscrizione: mercoledì 1 marzo 2006, ore 12:54 Messaggi: 7140 Località: Deserto algerino
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Re: LA stampa e la Libia
In Italia ci sono notizie più importanti come le primarie del PD o se il cyborg di Arcore torna o no in politica.
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venerdì 30 novembre 2012, ore 16:24 |
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munnizza
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Re: LA stampa e la Libia
un anno il trattato di amicizia, quello dopo le bombe.. http://www.huffingtonpost.it/2012/11/28 ... _ref=false
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mercoledì 12 dicembre 2012, ore 19:47 |
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munnizza
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Re: LA stampa e la Libia
adesso i porci filantropisti nobel pace governanti europei hanno deciso di esportare un pò di democrazia in mali, ma lo staterello è piccolo e fa poca notizia
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venerdì 18 gennaio 2013, ore 18:30 |
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siciliano
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Re: LA stampa e la Libia
e noi, ovviamente, prestiamo le nostre basi. W la pace. Ormai i fantasmi di Al Quaeda giustificano tutto
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venerdì 18 gennaio 2013, ore 22:49 |
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munnizza
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Re: LA stampa e la Libia
a parte i giornalisti suppellettili da supermercato ..cè chi pensa cosi (nn che abbia ragione o torto ma sicuramente un idea nn conforme ai comunicati dei regimi democratici)
In Libia, nel 2011 , i francesi, gli inglesi e gli americani intervennero a sostegno dei ribelli contro Gheddafi con il quale, peraltro, avevano fornicato fino a pochi mesi prima. Non furono i ribelli a rivendicarsi in libertà, gliela regalo' la superpotenza dell'Occidente con i suoi caccia, i bombardieri, gli aerei- robot ( droni) la sua tecnologia. In Mali sta avvenendo il contrario. I francesi, con l'appoggio logistico degli inglesi e degli americani, intervengono a favore del governo di Bamako contro i ribelli islamici che, con l'appoggio della maggioranza della popolazione (l'80 % é di religione musulmana) da qualche anno hanno preso il potere del Mali del Nord fondando uno Stato indipendente che dal maggio 2012 ha una sua capitale, Gao. Adesso, con l'aiuto degli alleati Tuareg, puntano su Bamako per unificare il Paese sotto la legge della Sharia. Il presidente francese, il socialista Hollande, ha giustificato l'intervento militare « come lotta al terrorismo che non interessa solo la Francia ma l'intera Europa » e Bernard-Henry Levy ha scritto che l'intervento « conferma, sul piano dei principi, il dovere di protezione già stabilito dall'intervento in Libia;una volta crea un precedente, due volte fa giurisprudenza...per chi pensa che la democrazia non abbia più frontiere é un passo avanti..riafferma l'antica teoria della guerra giusta di Grozio e di San Tommaso...ripete infine il ruolo eminente della Francia in prima linea nella lotta per la democrazia » (« la France ! ». Forse Levy dovrebbe leggersi 'Viaggio al termine della notte' dove Céline sbugiarda ferocemente questo patriottismo da retrovia delle élites politiche e intelletuali francesi). Contro questo delirio guerrafondaio ha osato levarsi la voce solo di Dominique de Villepin, l'ex ministro degli Esteri, noto per il celebre discorso all'Onu contro Colin Powell e la guerra all'Iraq, il quale ha denunciato « una missione dagli obiettivi poco chiari e il 'déjà vu' degli argomenti contro il terrorismo ». E infatti il terrorismo, almeno per il momento, nella questione del Mali non c'entra nulla. Come si fa a definire 'terroristi' milioni di islamici, sia pur integralisti, e un'intera etnia come i Tuareg ? E' una guerra civile. Che diritto abbiamo noi occidentali di ingerirci, con la forza, con la violenza, con i bombardamenti nelle vicende interne di un Paese che ci é lontano geograficamente e lontanissimo culturalmente ? Nessuno, con buona pace di Grozio, di San Tommaso , di Hollande e di Bernard-Henry Levy. Ma é certo che se l'Occidente, forte della sua incommensurabile superiorità militare e tecnologica di fronte a gente che dispone solo di mitragliatrici e granate, persevererà nella sua totalizzante e proterva pretesa di omologare a sé l'intero esistente, imponendo i suoi valori, o disvalori, le sue istituzioni, la sua falsa democrazia e,naturalmente, i suoi interessi, il fantasma del terrorismo, agitato strumentalmente, potrà diventare terribilmente concreto. Nella 'guerra asimmetrica' questa gente, stanca di subire, non ha altri strumenti. L'attacco alla centrale di Amenas, in Algeria, ne é un tragico preannuncio. Ma, in fondo, siamo ancora lontani dai nostri confini.Più gravide di conseguenze sono le parole di alcuni combattenti del Mali : « Voi ci avete attaccato, senza ragione, sul nostro territorio, e allora noi abbiamo il diritto di attacarvi sul vostro, in Francia, in Europa, ovunque ». Possiamo dar loro completamente torto ? O solo le nostre sono ' guerre giuste' ? Massimo Fini
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lunedì 21 gennaio 2013, ore 22:49 |
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ellenico
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Data iscrizione: mercoledì 1 marzo 2006, ore 12:54 Messaggi: 7140 Località: Deserto algerino
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Re: LA stampa e la Libia
La cosa peggiore è che noi dovremmo prenderci pure queste corna. La questione del Mali come del Darfur,se la sbrighino solamente i francesi visto che si tratta di strascichi legati al loro passato colonialismo. Visto che Inghilterra e Francia sono state le prime a rompere le palle a mezzo mondo.
_________________ Adeu Clavell Morenet,adeu estrella del dia.
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giovedì 31 gennaio 2013, ore 15:15 |
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siciliano
City Soldier
Data iscrizione: giovedì 21 febbraio 2008, ore 11:02 Messaggi: 8642 Località: gela
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Re: LA stampa e la Libia
I bombardamenti continuano, eh... solo i giornalisti non lo sanno. Ma qualche bambino in meno al mondo vale il prezzo di una bomba in più
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sabato 9 febbraio 2013, ore 21:30 |
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siciliano
City Soldier
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Re: LA stampa e la Libia
Pierangelo Buttafuoco e pubblicato sul quotidiano “Il Foglio” in data 21/10/2011. Onore e armi in pugno: come sanno morire i nostri nemici Come sanno morire i nostri nemici, nessuno. Come ha saputo morire il rais, armi in pugno, lo sapevano fare solo i nostri. Come a Bir el Gobi quando con onore, dignità e coraggio sorridevano alla morte. Fosse pure per fecondare l’Africa. Sarà tutto tempo perso, dunque, sporcarne gli ultimi istanti, gravarne di dettagli i resoconti e anche quel disumano reportage sul volto fatto strame – tra sangue e calcinacci – non potrà spegnere il crepitare della mitraglia. Perché come ha saputo morire Muammar Gheddafi – così ridicolo, così pacchiano e così a noi ostile – come ha saputo farsi trovare, straziato come un Ettore, solo il più remoto degli eroi dimenticato nell’Ade l’ha saputo fare. Come i nostri eroi. Come nel nostro Ade. Proprio come seppe morire Saddam Hussein che se ne restò sprezzante sul patibolo. Come neppure la più algida delle principesse di Francia davanti alla ghigliottina. Incravattato di dura corda al collo, l’uomo di Tikrit, degnò qualche ghigno al boia, si prese il tempo di deglutire il gelo della forca per poi gridare la sua preghiera: “Allah `u Akbar”. E fu dunque fatto morto. E, subito dopo, impudicamente fotografato. Come nel peggiore degli Ade. Per quel morire che non conosciamo più perché gli stessi che fino a ieri stavano a fianco del rais, dunque Sarkozy, Cameron, lo stesso Berlusconi, tutto potranno avere dalla vita fuorché un ferro con cui fare fuoco. La nostra unica arma è, purtroppo, il doppio gioco. I nemici di oggi sono i nostri amici di ieri – amico fu Gheddafi, ancor più amico fu Saddam Hussein – e quando li portiamo alla sbarra, facendone degli imputati, dobbiamo scrivere la loro sentenza di morte con l’inchiostro della menzogna perché è impossibile reggere il ghigno dei nemici. Perché – si sa – i nemici che sanno come morire, poi la sanno sempre troppo lunga su tutto il resto del Grande gioco. Ed è un lusso impossibile quello di stare ad ascoltarli in un’udienza. Come sanno morire i nostri nemici, nessuno. L’unica cruda verità della vita è la guerra e solo i nostri nemici sanno creparci dentro. E’ veramente padre e signore di tutte le cose, il conflitto, ma l’impostura è così forte in noi da essere riusciti a muovere guerra alla Libia dandola per procura, lavandocene le mani, mandando avanti gli altri perché a forza di non sapere morire con le armi in pugno, se c’è da sparare, preferiamo dare in appalto la sparatoria. Giusto come un espurgo pozzi neri da affidare a ditta specializzata. Come sanno morire i nostri nemici, nessuno. Quando gli eserciti dello zar ebbero ragione del loro più irriducibile nemico, Shamil il Santo – l’imam dei Ceceni, il custode della prima Repubblica islamica nella storia – nel vederselo venire avanti, finalmente sconfitto, non lo legarono a nessun ceppo, a nessuna catena, piuttosto gli fecero gli onori militari per accompagnarlo in un lungo viaggio fino al Palazzo reale dove lo zar, restituendo a Shamil il proprio pugnale, lo accolse quale eroe e lo destinò all’esilio, a Medina, affinché tutta quella guerra, spaventevole, diventasse preghiera e romitaggio. Come c’erano una volta i nemici, non ce ne saranno più. Ed è per la vergogna di non sapere morire come loro che scacazziamo sui loro cadaveri. Ne facciamo feticcio e se fosse cosa sincera la memoria di ciò che fu, invece che produrre comunicati stampa di trionfo, se solo fossimo in grado di metterci sugli attenti, invece che mettere la morte in mostra, dovremmo concedere loro l’onore delle armi, offrire loro un sudario. Sempre hanno saputo morire i nemici. E tutti quei corpi, fatti poltiglia dalla macelleria della rappresaglia, nel film della nostra epoca diventano tutti uguali: Benito Mussolini, Che Guevara, Gesù Cristo, Salvatore Giuliano. E con loro, anche i nemici morti ma fatti assenti, tutti uguali: da Osama bin Laden a Rudolph Hess. Fatti fantasmi per dare enfasi al feticcio, come quel Gheddafi armato e disperato che nel suo combattere e urlare, simile a un selvaggio benedetto dal coraggio e dalla rabbiosa generosità, mette a nudo la nostra menzogna. A ogni pozza di sangue corrisponde l’onta della nostra vergogna e un Pupo che parla a Radio Uno e annunzia “una notizia meravigliosa” e si rallegra di Muammar Gheddafi, morto assassinato, è solo uno che si trova a passare e molla un calcio al morto. Pupo è come quello che sabato scorso, dalle parti di San Giovanni, vede la Madonnina sfasciata appoggiata a un muro e non sapendo che fare le dà un’altra pestata, non si sa mai. Così come il black bloc, anche Pupo, è una comparsa chiamata a raccolta nella montante marea del nostro essere solo canaglie. La signora Lorenza Lei, direttore generale della Rai, dovrebbe cacciarlo lontano dai microfoni della radio di stato uno così ma siccome il nostro vero brodo è la medietà maligna, figurarsi quanto può impressionare l’offesa al morto. Pupo, infatti, è l’eroe perfetto per il peggiore degli Inferi, l’Ade cui destinare quelli che non sanno darsi uno stile nel morire.
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sabato 25 maggio 2013, ore 17:22 |
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munnizza
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Data iscrizione: martedì 25 marzo 2008, ore 12:14 Messaggi: 2396 Località: unna vene vene
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Re: LA stampa e la Libia
eppure adesso la Siria ha la necessità di un pò di democrazia,la democrazia delle armi buone che solo gli americani hanno il diritto di buttare nei villaggi scovando pericolosi terroristi di pochi anni, quella democrazia che vorrebbero detenere i guerriglieri islamisti che intanto sono diventati amici di Obama, "il pupazzo" democratico.
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martedì 10 settembre 2013, ore 11:46 |
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siciliano
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Re: LA stampa e la Libia
Obama vuole i secondo Nobel per la pace. Il primo non gli è bastato. Ecco perchè continua a portare pace nel mondo
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martedì 10 settembre 2013, ore 14:27 |
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