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L'angolo della Poesia 
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francesco ha scritto:
guardo il mare e ci sei tu
guardo il cielo e ci sei tu
guardo il tramonto e ci sei tu
guardo la spiaggia e ci sei tu
................... c a z z o ma ti vuoi togliere davanti !!!!!!!!!!!!!!

France... si spiritusu ..... bella :D :D :D


domenica 13 aprile 2008, ore 11:52
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Ascoltando la canzone "Favola" di Eros Ramazzotti, sappiate che vi state godendo un riassunto di 7 incantevoli pagine di favola meravigliosa scritta dal grande
Herman Hesse dopo aver pensato, per più di trenta anni, se pubblicarla o meno.

“Piktor’s Verwandlungen”, ovvero
“ Le metamorfosi di Pictor - una favola d’amore”

Lo so che è lunghissima e so anche che probabilmente nessuno la leggerà.. ma spero che magari la stamperete per leggerla dopo con calma..
Ne vale la pena.. Credetemi!!!



Favola d'Amore
di Herman Hesse

Appena giunto in paradiso Pictor si trovò dinnanzi ad un albero che era insieme uomo e donna.
Pictor salutò l'albero con riverenza e chiese:
"Sei tu l'albero della vita?".
Ma quando, invece dell'albero, volle rispondergli il serpente, egli si voltò e andò oltre.
Era tutt'occhi, ogni cosa gli piaceva moltissimo.
Sentiva chiaramente di trovarsi nella patria e alla fonte della vita.

E di nuovo vide un albero, che era insieme sole e luna.
Pictor chiese: "Sei tu l'albero della vita?".

Il sole annuì e sorrise. Fiori meravigliosi lo guardavano, con una moltitudine di colori e di luminosi sorrisi, con una moltitudine di occhi e di visi.
Alcuni annuivano e ridevano, altri annuivano e non sorridevano: ebbri tacevano, in se stessi si perdevano, nel loro profumo si fondevano.
Un fiore cantò la canzone del lillà, un fiore cantò la profonda ninna nanna azzurra. Uno dei fiori aveva grandi occhi blu, un altro gli ricordava il primo amore.
Uno aveva il profumo del giardino dell'infanzia, il suo dolce profumo risuonava come la voce della mamma.
Un altro, ridendo, allungò verso di lui la sua rossa lingua curva.
Egli vi leccò, aveva un sapore forte e selvaggio, come di resina e di miele, ma anche come di un bacio di donna.

Tra tutti questi fiori stava Pictor, pieno di struggimento e di gioia inquieta.
Il suo cuore, quasi fosse una campana, batteva forte, batteva tanto; il suo desiderio ardeva verso l'ignoto, verso il magicamente prefigurato.

Pictor scorse un uccello sull'erba posato e di luminosi colori ammantato, di tutti i colori il bell'uccello sembrava dotato.
Al bell'uccello variopinto egli chiese: "Uccello, dove è dunque la felicità?".

"La felicità?" disse il bell'uccello e rise con il suo becco dorato, "la felicità, amico, è ovunque, sui monti e nelle valli, nei fiori e nei cristalli".

Con queste parole l'uccello spensierato scosse le sue piume, allungò il collo, agitò la coda, socchiuse gli occhi, rise un'ultima volta e poi rimase seduto immobile, seduto fermo nell'erba, ed ecco: l'uccello era diventato un fiore variopinto, le piume si erano trasformate in foglie, le unghie in radici.
Nella gloria dei colori, nella danza e negli splendori, l'uccello si era fatta pianta. Pictor vide questo con meraviglia.

E subito il fiore-uccello cominciò a muovere le sue foglie e i suoi pistilli, già era stanco del suo essere fiore, già non aveva più radici, scuotendosi un po' si innalzò lentamente e fu una splendida farfalla, che si cullò nell'aria, senza peso, tutta di luce soffusa, splendente nel viso.
Pictor spalancò gli occhi dalla meraviglia.

Ma la nuova farfalla, l'allegra variopinta farfalla-fiore-uccello, il luminoso volto colorato volò intorno a Pictor stupefatto, luccicò al sole, scese a terra lieve come un fiocco di neve, si sedette vicino ai piedi di Pictor, respirò dolcemente, tremò un poco con le ali splendenti, ed ecco, si trasformò in un cristallo colorato, da cui si irraggiava una luce rossa.
Stupendamente brillava tra erbe e piante, come rintocco di campana festante, la rossa pietra preziosa.
Ma la sua patria, la profondità della terra, sembrava chiamarla; subito incominciò a rimpicciolirsi e minacciò di scomparire.
Allora Pictor, spinto da un anelito incontenibile, si protese verso la pietra che stava svanendo a la tirò a sé.
Estasiato, immerse lo sguardo nella sua luce magica, che sembrava irraggiargli nel cuore il presentimento di una piena beatitudine.

All'improvviso, strisciando sul ramo di un albero disseccato, il serpente gli sibilò nell'orecchio:" La pietra ti trasforma in quello che vuoi. Presto, dille il tuo desiderio, prima che sia troppo tardi!".

Pictor si spaventò e temette di vedere svanire la sua fortuna.
Rapido disse la parola e si trasformò in un albero.
Giacché più di una volta aveva desiderato essere albero, perché gli alberi gli apparivano così pieni di pace, di forza e di dignità.

Pictor divenne albero.
Penetrò con le radici nella terra, si allungò verso l'alto, foglie e rami germogliarono dalle sue membra.
Era molto contento.
Con fibre assetate succhiò nelle fresche profondità della terra e con le sue foglie sventolò alto nell'azzurro. Insetti abitavano nella sua scorza, ai suoi piedi abitavano il porcospino e il coniglio, tra i suoi rami gli uccelli.

L'albero Pictor era felice e non contava gli anni che passavano.
Passarono molti anni prima che si accorgesse che la sua felicità non era perfetta.
Solo lentamente imparò a guardare con occhi d'albero.
Finalmente poté vedere, e divenne triste.

Vide infatti che intorno a lui nel paradiso gran parte degli esseri si trasformava assai spesso, che tutto anzi scorreva in un flusso incantato di perenni trasformazioni.
Vide fiori diventare pietre preziose o volarsene via come folgoranti colibrì.
Vide accanto a sé più d'un albero scomparire all'improvviso: uno si era sciolto in fonte, un altro era diventato coccodrillo, un altro ancora nuotava fresco e contento, con grande godimento, come pesce allegro guizzando, nuovi giochi in nuove forme inventando.
Elefanti prendevano la veste di rocce, giraffe la forma di fiori.

Lui invece, l'albero Pictor, rimaneva sempre lo stesso, non poteva più trasformarsi.
Dal momento in cui capì questo, la sua felicità se ne svanì: cominciò ad invecchiare e assunse sempre più quell'aspetto stanco, serio e afflitto, che si può osservare in molti vecchi alberi.
Lo si può vedere tutti i giorni anche nei cavalli, negli uccelli, negli uomini e in tutti gli esseri: quando non possiedono il dono della trasformazione, col tempo sprofondano nella tristezza e nell'abbattimento, e perdono ogni bellezza.

Un bel giorno, una fanciulla dai capelli biondi e dalla veste azzurra si perse in quella parte del paradiso.
Cantando e ballando la bionda fanciulla correva tra gli alberi e prima di allora non aveva mai pensato di desiderare il dono della trasformazione.
Più di una scimmia sapiente sorrise al suo passaggio, più di un cespuglio l'accarezzò lieve con le sue propaggini, più di un albero fece cadere al suo passaggio un fiore, una noce, una mela, senza che lei vi badasse.

Quando l'albero Pictor scorse la fanciulla, lo prese un grande struggimento, un desiderio di felicità come non gli era ancora mai accaduto.
E allo stesso tempo si trovò preso in una profonda meditazione, perché era come se il suo stesso sangue gli gridasse :" Ritorna in te! Ricordati in questa ora di tutta la tua vita, trovane il senso, altrimenti sarà troppo tardi e non ti sarà più data alcuna felicità". Ed egli ubbidì.

Rammemorò la sua origine, i suoi anni di uomo, il suo cammino verso il paradiso, e in modo particolare quell'istante prima che si facesse albero, quell'istante meraviglioso in cui aveva avuto in mano quella pietra fatata.
Allora, quando ogni trasformazione gli era aperta, la vita in lui era stata ardente come non mai!
Si ricordò dell'uccello che allora aveva riso e dell'albero con la luna e il sole; lo prese il sospetto che allora avesse perso, avesse dimenticato qualcosa, e che il consiglio del serpente non era stato buono.

La fanciulla udì un fruscio tra le foglie dell'albero Pictor, alzò lo sguardo e sentì, con un improvviso dolore al cuore, nuovi pensieri, nuovi desideri, nuovi sogni muoversi dentro di lei.
Attratta dalla forza sconosciuta si sedette sotto l'albero.
Esso le appariva solitario, solitario e triste, e in questo bello, commovente e nobile nella sua muta tristezza; era incantata dalla canzone che sussurrava lieve la sua chioma.
Si appoggiò al suo tronco ruvido, sentì l'albero rabbrividire profondamente, sentì lo stesso brivido nel proprio cuore. Il suo cuore era stranamente dolente, nel cielo della sua anima scorrevano nuvole, dai suoi occhi cadevano lentamente pesanti lacrime.
Cosa stava succedendo?
Perché doveva soffrire così?
Perché il suo cuore voleva spaccare il petto e andare a fondersi con lui, con esso, con il bel solitario?
L'albero tremò silenzioso fin nelle radici, tanto intensamente raccoglieva in sé ogni forza vitale, proteso verso la fanciulla, in un ardente desiderio di unione. Ohimé, perché si era lasciato raggirare dal serpente per essere confinato così, per sempre, solo in un albero!
Oh, come era stato cieco, come era stato stolto!
Davvero allora sapeva così poco, davvero allora sapeva così poco, davvero era stato così lontano dal segreto della vita?
No, anche allora l'aveva oscuramente sentito e presagito, ohimé!
E con dolore e profonda comprensione pensò ora all'albero che era fatto di uomo e di donna!

Venne volando un uccello, rosso e verde era l'uccello, ardito e bello , mentre descriveva nel cielo un anello.
La fanciulla lo vide volare, vide cadere dal suo becco qualcosa che brillò rosso come sangue, rosso come brace, e cadde tra le verdi piante, splendette di tanta familiarità tra le verdi piante, il richiamo squillante della sua rossa luce era tanto intenso, che la fanciulla si chinò e sollevò quel rossore.
Ed ecco che era un cristallo, un rubino, ed intorno ad esso non vi può essere oscurità.

Non appena la fanciulla ebbe preso la pietra fatata nella sua mano bianca, immediatamente si avverò il sogno che le aveva riempito il cuore.
La bella fu presa, svanì e divenne tutt'uno con l'albero, si affacciò dal suo tronco come un robusto giovane ramo che rapido si innalzò verso di lui.

Ora tutto era a posto, il mondo era in ordine, solo ora era stato trovato il paradiso, Pictor non era più un vecchio albero intristito, ora cantava forte Pictoria. Vittoria.
Era trasformato.
E poiché questa volta aveva raggiunto la vera, l'eterna trasformazione, perché da una metà era diventato un tutto, da quell'istante poté continuare a trasformarsi, tanto quanto voleva. Incessantemente il flusso fatato del divenire scorreva nelle sue vene, perennemente partecipava della creazione risorgente ad ogni ora.

Divenne capriolo, divenne pesce, divenne uomo e serpente, nuvola e uccello. In ogni forma però era intero, era un "coppia", aveva in sé luna e sole, uomo e donna, scorreva come fiume gemello per le terre, stava come stella doppia in cielo.

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mercoledì 16 aprile 2008, ore 17:21
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"Le masse popolari in Europa,non sono contro le masse popolari in Africa.
Quelli che sfruttano le risorse in Africa,sono gli stessi che sfruttano l'Europa.
Abbiamo un nemico comune ! " (Thomas Sankara)
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siciliano ha scritto:
:)


che ridi? :D

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mercoledì 16 aprile 2008, ore 17:25
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Messaggio La dedica a Kesah
Questa sarebbe stata la dedica a Ketty, se avremmo avuto l'occasione di poter stare con lei ad un meeting.
Non avendo notizie e non avendo la certezza che si possa verificare un tale evento, la posto qui, se poi dovesse capitare vorrà dire che l'ha avuta prima del meeting e non dopo , come è successo, con Ziupeppi, Ryoga, Anami.......
Premetto che è stata scritta circa tre settimane fà.....

Lettera a Ketty
Erano i giorni del forum, e come tanti seguivo in generale i tuoi post, come fanno tutti. Seguivo le tue battute, e già c’era una simpatia, perchè gente ironica non si trova così facilmente e Tu lo sei, nonostante le disavventure della vita.
Poi un giorno, mentre meno te l’aspetti ecco che arriva la notizia, che mai avrei voluto sentire. Ti riguardava ed aveva quel non so che di troppo doloroso, perchè fosse vero, non era possibile che ti era capitato, ma non volevo farmene una ragione.
Allora pensai che era il momento di fare qualcosa, al di là del fatto se ti conoscevo o meno, se ti avessi mai vista oppure no, ma non era questo l’importante, importante era fare qualcosa, e cosa se non pregare, per arrivare in alto , così in alto da smuovere colui che può.
Sono stati giorni di angoscia, senza tue notizie, ma tu non potevi, perchè in quel letto d’ospedale, stavi combattendo la tua battaglia più grande.
Non sapevamo, ma speravamo che tutto fosse andato per il meglio.
Finalmente ecco la tanto attesa notizia, che diceva sono fuori, è stato terribile , ma sono fuori, adesso devo ricominciare.
Sono stati giorni in cui la speranza si era riaccesa, continuavi a migliorare di giorno in giorno, ed io continuavo a pregare ancora e sempre di più.
Ma poi ancora silenzio, chissa cosa era successo. Niente, era soltanto una reazione dovuta all’intervento perchè la febbre c’era e continuava a salire inesorabile.
Ancora una volta mi rivolsi a LUI, ma stavolta era diverso, e gli ho promesso che se l’avresti superata, qualcosa avrei concesso perchè ciò accadesse.
Eccola, la buona novella, eri uscita da questo vortice di dolore ed hai ricominciato il lungo cammino verso la rinascita , la nuova vita.
Ho sentito la tua voce , piena di allegria e gioia, Ketty era tornata, quella di una volta, ironica , sfacciata, senza nascondere emozioni, ti proponevi e ti mostravi come sei sempre stata. Forte e fragile, sicura e determinata a volte sconfortata, ma mai rassegnata, la volontà che ti è stata donata, fa di te una donna combattiva che non si arrende e va avanti per combattere e vincere questa battaglia che la vita ti ha proposto.
Adesso sei qui tra di noi in questa serata che finalmente è arrivata. Ti possiamo abbracciare, vedere, ammirare e confortare, affinchè tu con questa nostra linfa possa ricominciare, ad essere di nuovo la Ketty che sà cavalcare.
Possa un giorno tu dire, che tutto è solo un vago ricordo, e la vita ti sorrida e ti dia quello che meriti, la gioia, la felicità, la serenità e cento anni di salute.
Ti vogliamo bene Ketty
Noi amici del Forum.

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Ultima modifica di Sugnustuffu eseguita mercoledì 16 aprile 2008, ore 22:33, modificato 1 volta in totale.



mercoledì 16 aprile 2008, ore 22:19
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paolo che dire....
mi sorprendi sempre di piu e mi emozioni tantissimo!
stupenda!

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è iniziato tutto nel silenzio e finirà nella stessa maniera...in silenzio...anche se le grida,le urla saranno solo dentro...


mercoledì 16 aprile 2008, ore 22:23
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anami ha scritto:
paolo che dire....
mi sorprendi sempre di piu e mi emozioni tantissimo!
stupenda!


Lo sò Miriam , faccio schifo.......ma lo sai che se non mi escono dal cuore non le scrivo. E' stato così per Te, per Irene, per Ziupeppi, e per un'altra persona a cui l'ho dedicata in privato, oltre a questa di Ketty.
Ne scriverò delle altre , da dedicare a quelli che mi ispirano........ saranno delle sorprese.

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mercoledì 16 aprile 2008, ore 22:27
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Takoda ha scritto:
anami ha scritto:
paolo che dire....
mi sorprendi sempre di piu e mi emozioni tantissimo!
stupenda!


Lo sò Miriam , faccio schifo.......ma lo sai che se non mi escono dal cuore non le scrivo. E' stato così per Te, per Irene, per Ziupeppi, e per un'altra persona a cui l'ho dedicata in privato, oltre a questa di Ketty.
Ne scriverò delle altre , da dedicare a quelli che mi ispirano........ saranno delle sorprese.


A mia nenti???
Dovrei aspettare qualcosa tipo "a tia ca mi scummatti strata strata" :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:

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mercoledì 16 aprile 2008, ore 22:33
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Piccola Iena* ha scritto:
Takoda ha scritto:
anami ha scritto:
paolo che dire....
mi sorprendi sempre di piu e mi emozioni tantissimo!
stupenda!


Lo sò Miriam , faccio schifo.......ma lo sai che se non mi escono dal cuore non le scrivo. E' stato così per Te, per Irene, per Ziupeppi, e per un'altra persona a cui l'ho dedicata in privato, oltre a questa di Ketty.
Ne scriverò delle altre , da dedicare a quelli che mi ispirano........ saranno delle sorprese.


A mia nenti???
Dovrei aspettare qualcosa tipo "a tia ca mi scummatti strata strata" :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:


Tanietta, tu sei tra quelli che mi ispiri.... quindi......... ce ne anche per te..... e un mi fari veniri l'incubi cu sti problemi chi ti senti di mmme...da.

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mercoledì 16 aprile 2008, ore 22:35
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"Ti amo terribilmente,
se sbocciasse un fiore
ogni volta che ti penso,
ogni deserto ne sarebbe pieno....
Potrei dimenticarmi di respirare
ma non di pensare a te
Il grande amore non si può vedere ne toccare,
si può sentire solo con il cuore.
L'amore non da nulla se non se stesso,
non coglie nulla se non da se stesso.
L'amore non possiede ne è posseduto:
l'amore basta all'amore"


Kahlil Gibran

Adoro Gibran!

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venerdì 18 aprile 2008, ore 9:58
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L'amore non deve implorare
e nemmeno pretendere,
l'amore deve avere la forza
di diventare certezza dentro di sé.
Allora non è più trascinato,
ma trascina.



Herman Hesse

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venerdì 18 aprile 2008, ore 10:04
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Voglio te,solo te!
Lascia che il mio cuore
lo ripeta senza fine.

Tutti i desideri che mi distraggono
di giorno e di notte
in sostanza sono fasulli e vani.

Come la notte tiene nascosta nel buio
l'ansia di luce
così nel profondo del mio cuore
senza ch'io me ne renda conto
un grido risuona:
Voglio te,solo te!

Come la tempesta cerca la quiete
mentre ancora lotta contro la quiete
con tutte le sue forze
così io mi ribello e lotto
contro il tuo amore
ma grido che voglio te,solo te.


Rabindranath Tagore.

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ascoltate le canzoni di domenico morselli:
www.myspace.com/domenicomorselli


sabato 19 aprile 2008, ore 19:46
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Ma non sapete scriverne una voi, anzichè postare cose di altri? :wink: :wink: :wink:

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sabato 19 aprile 2008, ore 21:06
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Scrivi scrivano, prendi una penna che non sia fragile...
o non lo sia troppo, prego
e aggiungi qualche pagina alla mia vita
Scrivi , scrivano e fa che dai dolori escano quieti i più bei colori,
Calda la sera partorirà i minuti più alti, e mista a rugiada la storia mia
adagio nello sciogliersi, potrai annotarla, aggiungendovi, se vuoi, appendici personali tue.
Scrivi degli inverni freddi e solitari, scrivano
Scrivi degli autonni incolori, d'estati disperate, di primavere senza fiori
Scrivi di sospiri che m'hanno sputato in faccia nelle stagioni di sempre ...
Prendi la penna scrivano e scrivi di me:
di passi infuocati ma spenti appresso alla gente, tanta gente...
Metti virgole e accenti nei tuoi periodi come io non seppi metterne ai miei... Mai!

_________________
BENVENUTA SARA
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sabato 19 aprile 2008, ore 21:15
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