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FINANZA 
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Chi possiede oggi il denaro?
Non c’e dubbio: possiede il denaro chi lo crea dal nulla e se ne impossa, cioe’ il sistema bancario, soprattutto quello sovranazionale che fa capo alle grandi banche mondiali.
Guarda caso i proprietari delle grandi banche internazionali, la famiglia Rothschild, la famiglia Rockfeller, solo per fare un esempio, gia’ alla meta’ dell’800 possedevano patrimoni immensi. Si e’ stimato che la famglia Rothschild da sola intorno al 1850 possedesse un patrimonio pari a meta’ delle ricchezze totali della terra. Tale patrimonio non e’ andato diminuendo. Sono infatti le guerre e i periodi di crisi economica i frangenti in cui le banche mondiali fanno gli affari migliori, e di questi frangenti durante l’ultimo secolo non c’e’ certo stata penuria.

articolo dell’ANSA:

Notizia Ansa del 20/12/06:
“Gli affari in Borsa vanno a gonfie vele e più in generale i mercati finanziari tirano, sulla spinta di un' economia che non dà ancora segni evidenti di rallentamento. Come conseguenza, i conti delle maggiori banche statunitensi continuano a mietere profitti e gli stipendi concessi ai top-manager del settore volano a nuovi record, con i 53,4 milioni di dollari complessivi accordati per il 2006 al chief executive officer di Goldman Sachs.
I dettagli relativi al trattamento economico riservato a Lloyd Blankfein, alla guida della banca dal giugno scorso (quando ha preso il posto di Henry Paulson, diventato segretario al Tesoro statunitense) sono stati resi noti dalla stessa Goldman Sachs in occasione di una comunicazione inoltrata alla Sec. L' interessato riceverà per l' anno in corso 27,3 milioni di dollari in contanti, 15,7 milioni di dollari in azioni vincolate, oltre a quasi 10,5 milioni di dollari in opzioni che danno diritto ad acquistare titoli della stessa banca. L' importo riconosciuto a Blankfein è il nuovo record assoluto, avendo superato i 40 milioni di dollari attribuiti appena una settimana fa a John Mack, amministratore delegato di Morgan Stanley. Va aggiunto che per Blankfein si profilava un bonus ancora maggiore, fino ad un massimo di 87,4 milioni di dollari.
A questa cifra si sarebbe arrivati sulla base delle norme approvate in occasione dell' ultima assemblea della banca, che ha cancellato innanzitutto il tetto di 35 milioni; al tempo stesso stabilendo che il compenso ai primi 25 manager avrebbe potuto essere quantificato nello 0,6% dell' utile lordo, pari a poco meno di 15 miliardi di dollari. Blankfein, in ogni caso, ha dimostrato ampiamente di meritare il compenso riconosciutogli, in quanto Goldman Sachs nell' esercizio fiscale 2006 ha registrato utili netti per 9,54 miliardi di dollari, il 'top' nella storia delle banche di intermediazione statunitensi. Per il resto, il settore è in piena salute, al punto che i cinque protagonisti del comparto - cioé, oltre alla stessa Goldman, Merrill Lynch, Morgan Stanley, Lehman Brothers e Bear Stearns - stanno distribuendo la bellezza di circa 36 miliardi di dollari di bonus quest' anno ai propri impiegati. La sola Goldman Sachs ha messo da parte 16,5 miliardi, cioé la consistenza dei suoi ricavi nel 2000, per retribuire adeguatamente gli oltre 26mila dipendenti del Gruppo. Nella città di New York il personale delle banche d' affari otterrà bonus per 23,9 miliardi di dollari, il 17% in più rispetto all' anno precedente. (ANSA)”.
Tutto lecito! - potrebbe dire qualcuno. Si tratta della legge del mercato e le grandi imprese multinazionali non hanno certo profitto minori! Certamente, ma in termini di patrimoni posseduti e di possibilita’ di controllo diretto e indiretto dell’economia, non c’e’ paragone tra gli imperi bancari e quelli delle multinazionali.- a parte il fatto che molto spesso queste due entita’ non si differenziano in maniera sostanziale!
Gli imperi bancari controllano le principali banche centrali del mondo e, tramite istituzioni quali il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, decidono direttamente del destino di intere nazioni.

Tutto lecito anche questo, potrebbe dire un estimatore del sistema capitalistico!
Vediamo pero’, limitandoci all’Italia, che rapporto c’e tra banche e politica, e per farlo vi propongo un breve articolo del Gennaio 2006 di Maurizio Blondet, giornalista, ex-collaboratore di Avvenire, che si commenta da solo:

"L’Italia consegnata a Goldman Sachs
Maurizio Blondet
03/01/2006


Il nuovo governatore di Bankitalia Mario Draghi

ROMA - Mario Draghi a Bankitalia, proveniente dalla Goldman Sachs.
Mario Monti uscente dalla Commissione, è stato assunto alla Goldman Sachs.
Romano Prodi, futuro presidente del Consiglio, nella sua vita è entrato infinite volte a servizio della Goldman Sachs: era lì che trovava lavoro quando usciva dal settore pubblico italiano.
Non sarà un conflitto d'interessi? Un tantino? Poco poco?
Ma non si può eccepire. E' vietato.
Nel quadro che ha creato Il Corriere dei Montezemolo e del resto del salotto buono, una nuova Mani Pulite (stavolta contro le sinistre arroccate attorno alle COOP), queste nomine e assunzioni ci dicono che non sarà più permesso formulare domande politicamente poco corrette, criticare le scelte degli Illuminatissimi Fratelli.
E' la consegna dell'Italia ai poteri forti e alla banca d'affari americana.

Chissà che miele secerne la Goldman Sachs per attrarre così importanti maggiordomi dei poteri forti, o che linfa secerne l'Italia, per suscitare le cupidigie della Goldman Sachs: non abbiamo già dato, in privatizzazioni?
Gioielli industriali dell'IRI, pagati mille volte dai contribuenti italiani, non sono già stati svenduti tutti per un boccone di pane?
Non ha già regalato Ciampi la Nuovo Pignone, leader mondiale, alla sua concorrente americana?
E le banche d'affari americane, Goldman Sachs, Merril Lunch e Morgan Stanley, non hanno già incamerato allora - quando la prima Mani Pulite rese impossibile la difesa di quei gioielli, fu per questo che Craxi fu distrutto - 3 mila miliardi in grasse commissioni, per la loro esperienza nelle privatizzazioni?
Chissà.
Sembra ieri quel 2 giugno 1992, quando il «Britannia», panfilo di sua maestà britannica, arrivò di fronte a Civitavecchia con tutti i banchieri della City a bordo (Warburg e Barclay, Coopers Lybrand, Barino, eccetera) a intimare le condizioni della finanza anglo sullo smantellamento delle partecipazioni statali.
Una torta da 100 mila miliardi, come scrisse Massimo Gaggi, giornalista de Il Corriere che era a bordo.

Ci andò anche Mario Draghi, d'ora in poi intoccabile e non criticabile governatore di Bankitalia. Allora era direttore del Tesoro.
E dovette giustificarsene in audizione parlamentare: «dopo aver svolto l'introduzione me ne andai, e la nave partì senza di me…in questo modo evitai ogni possibile sospetto di commistione».
Il Britannia infatti prese il largo.
In acque internazionali, su suolo britannico, gli italiani invitati ascoltarono le condizioni.
Fatto è che Draghi, nell'introduzione, aveva lodato le privatizzazioni così: «uno strumento per limitare l'interferenza politica…un obbiettivo lodevole»: lo stesso programma de Il Corriere oggi. Allora, il tecnocrate dettava la linea politica.
Bastava: poi scese.
Restarono, fra gli altri, Rainer Masera (un altro intoccabile), Giovanni Bazoli (Ambroveneto), Beniamino Andreatta: che sarebbe diventato di lì a poco ministro.
Nel governo Amato, al Bilancio; nel governo Ciampi agli Esteri, nel governo Prodi alla Difesa.
Un coccolone ha impedito al Beniamino tecnocratico di ricoprire altri ministeri, di perfezionare i danni.
Gli altri, purtroppo, sono vegeti e pronti.
A consegnare l'Italia a Goldman Sachs.

Nel settembre '93, alla privatizzazione della Comit fu incaricata di presiedere la Lehman Brothers; a quella del Credit, la Goldman Sachs.
In verità Franco Nobili, il precedente capo dell'IRI, aveva dato quest'ultimo incarico alla Merrill Lynch; ma a quel punto Nobili era in prigione in attesa di giudizio per Mani Pulite (solo il tempo necessario: poi sarà prosciolto con formula piena), e comandava Prodi.
Fu Prodi a dare l'incarico alla Goldman Sachs, «della quale era stato consulente fino a pochi giorni prima». (1)
La Merrill Lynch, nel giorni in cui aveva l'incarico, aveva offerto alla Deutsche Bank il pacchetto di Credito Italiano in proprietà all'IRI per 6 mila lire ad azione.
La Goldman Sachs fissò il valore del Credit a 2.075 lire per azione, meno della quotazione in Borsa, che era sulle 2.230 lire.
Insomma vendette per 2.700 miliardi qualcosa che ne valeva almeno 8 mila.
Persino l'Espresso si chiese: «è dunque un regalo quello che l'IRI sta facendo al mercato? Dal punto di vista patrimoniale è così».

Prodi ne ha fatti, di regali.
L'Italgel, 900 miliardi di fatturato, venduta per 437 alla Nestlé.
La Cirio-Bertolli-De Rica (CBD), 110 miliardi di fatturato, valutata sui 1.350 miliardi, venduta a una finanziaria lucana mai sentita, la FISVI di tale Francesco Lamiranda, «appoggiato dalla sinistra democristiana della Campania» secondo Il Corriere.
Era la sua unica credenziale, perché Lamiranda soldi non ne aveva.
Offrì dapprima 130 miliardi, poi 310.
Avrebbe pagato, chiarì, vendendo i pezzi dell'azienda che si offriva di comprare.
Ma restò l'unico acquirente.
Un'asta ci voleva: non fu fatta.
Bisognava vendere a questo Lamiranda.
Pietro Larizza, allora capo della UIL, descrisse l'operazione così: «la FISVI acquista senza avere ancora i soldi per pagare; per formare il capitale necessario, vende una parte di ciò che ha comprato; per quel che rimane cerca ancora soci finanziatori per completare l'acquisto».
Antonio Bassolino (un merito gli va riconosciuto) denunciò alla Procura di Napoli quell'affare: «c'è il pericolo che privatizzazioni fatte in questo modo espongano pezzi del nostro apparato produttivo alle mire speculative e affaristiche».
Era peggio di così.
Un perito di nome Renato Castaldo scoprì che dietro lo sconosciuto Lamiranda c'era l'Unilever, la multinazionale olandese.
«E' documentato che la Unilever», scriveva, ha «inviato offerte, condotto trattative dirette e indirette con l'IRI…predisponendo anche le clausole da inserire nel contratto» fra Prodi (IRI) e Lamiranda.
L'Unilever?
Prodi è stato consulente dell'Unilever dal '90 al '93, come consulente di vaglia, a decidere le acquisizioni.

il sistema bancario ha di fatto il monopolio, in Italia come nel mondo, per quanto riguarda la concessione di prestiti. Sappiamo che oggigiorno i politici hanno bisogno di fondi per finanziarsi la campagna elettorale e che molto spesso sono ostaggi dei mass-media, anch’essi controllati dal potere bancario-finanziario.
E’ verosimile che esista in Italia un politico che abbia la forza e il coraggio di denunciare, ad esempio, la frode del signoraggio bancario, mettendosi in netto contrasto con tali “poteri forti”? L’esistenza stessa di tale termine, “poteri forti”, che e’ sulla bocca di tutti, non e’ indicazione chiara che forse le cose stanno davvero cosi’, che il potere vero stia da qualcha altra parte, che i politici siano solo dei burattini messi li’ per tutelare gli interessi di altri?


Estendeno lo sguardo oltre i confini nazionali sembra che la situazione non cambi, anzi forse peggiora: ecco un elenco, fornito da Wikipedia, di alcuni uomini della Goldman Sachs affiliati al governo e alle istituzioni americane:


Uomini Goldman Sachs dati alla funzione Pubblica
• Robert Rubin (Segretario al Tesoro presidenza Clinton)
• Henry Fowler (Segretario al Tesoro)
• Henry M. Paulson (Vice Presidente di Goldman Sachs e poi Segretario al Tesoro presidenza Bush)
• Robert Zoellich (vicesegretario di Stato sotto la presidenza Bush)
• William Dudley (capo della Federal Reserve Bank di New York, il distretto principale azionista della Federal Reserve)
• Paul Thain (Presidente goldman Sachs nel 2003 e poi capo del New York Stoch Exchange)
• Joshua Bolten (ex dirigent Goldman, Capo dello Staff della casa Bianca)
• Gary Gensler (Sotto segretario al tesoro)
• Jon Corzine (ex presidente Goldman, Governatore del New Jersey)

Fino ad adesso ho citato soprattutto la Goldman Sachs ma cosa dire delle altre grosse banche mondiali, o, come gia’ riferito, delle famiglie di banchieri, quali i Rochfeller e i Rothschild, che gia’ nell’800 avevano patrimoni superiori al quelli delle dinastie regnanti?
Possibile che non abbiamo nessun ruolo, per esempio, nel fatto che le legislazioni degli ultimi tre secoli, malgrado la disperata opposizione di persone come Benjamin Franklin, Abramo Lincoln, John Fitzgerald Kennedy, abbiamo progressivamente marciato verso una sempre piu’ ampia tutela del signoraggio bancario?

Che dire del gruppo Bildenberger, patrocinato dalla famiglia Rochfeller, che riunisce annualmente dal 1957, ed in segreto fino a qualche anno fa’, i maggiori esponenti del mondo bancario e i piu’ influenti uomini politici del mondo. Rappresentanti del popolo che si incontrano con i rappresentanti del mondo bancario: per far che cosa, per decidere che cosa? Chi detta le regole e chi le segue?
E’ verosimile che Padoa Schioppa, assiduo frequentatore insieme a Tremonti di questi incontri, imponga alla Goldman Sachs la sua visione politica o e’ piu’ probabile che avvenga il contrario?

Ancora: la cultura egemone in questo inizio di secolo sembra quella orientata ad un relativismo totale dei valori, per cui non c’e’ piu’ cio’ che e’ buono e giusto in se’ ma cio’ che appare buono e giusto alla maggioranza. Il regno del numero, della quantita’ prevale quindi su quello della qualita’, dei valori. In tale situazione appare quindi scontato che chi ha piu’ mezzi, piu’ risorse, cioe’ piu’ soldi, e’ potenzialmente in grado, con le opportune strategie, di comprare il consenso dei piu’ senza incontrare alcun ostacolo.
Il relativismo attuale e’ decisamente terreno molto fertile per chi detiene il potere del denaro.
Da dove arrivano allora mi chiedo i consistenti finanziamenti che consentono a fondazioni culturali oscure di diffondere il loro verbo relativista che cosi bene attecchisce nella nostra societa’?

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Troppo lungo ah???
non l'ha letto quasi nessuno :cry: :cry:
:lol: :lol: :lol: viliiiiiii

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riassuntino?

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didi79 ha scritto:
riassuntino?


parola x parola ... è tutto talmente importante, che il riassunto non renderebbe bene l'idea!! 8) 8) 8) :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:

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