La chiesa di S. Benedetto (detta anche da' Batia), l'unica di Gela a possedere ancora una piccola torre campanaria con cupoletta, e l'attiguo monastero di clausura (quest'ultimo fino agli anni Sessanta adibito ad Ospedale Civile) furono eretti dall'Ordine religioso delle Benedettine probabilmente alla fine del XV secolo, probabilmente sui resti di un antichissimo palazzo gentilizio (di cui ancora è possibile vedere alcune vestigia, quali una torre e uno stemma posto all'angolo della stessa) e rimaneggiato successivamente nel XVII secolo.
Nella prima metà del secolo scorso l'edificio fu ristrutturato e la chiesa fu internamente abbellita da pregiate opere d'arte; tra esse una pala dipinta raffigurante S. Benedetto, un'acquasantiera di valore, un organo della seconda metà del XVIII secolo, con 23 canne di facciata disposte in tre campate a cuspide e 10 registri, e un'artistica cantoria in legno con grata sul cui centro si aggetta un'aquila sveva recante sul petto uno stemma abbaziale.
Recentemente la chiesa ed il convento sono interessati da una serie di lavori che li riporteranno all'antico splendore. La festa di S. Benedetto ricorre il 21 di marzo.
Testo di Nuccio Mulè tratto dalla pubblicazione "Conoscere Gela" |
Fu edificata a Gela assieme all'attiguo convento (quest'ultimo dal 1866 sede della Caserma dei Carabinieri) nei primi decenni del Settecento sullo stesso sito dell'antica chiesa dell'Annunziata del 1514; nel suo interno si conservano, oltre a diverse pale dipinte ed un'acquasantiera del 1571, un Crocifisso del XV secolo, ritenuto miracoloso dalla devota popolazione gelese, un pregiatissimo dipinto su tavola, su fondo oro, della Crocifissione e un organo del 1917 senza canne di facciata con 9 registri.
La festa della Madonna del Carmine ricorre il 16 di luglio.
Testo di Nuccio Mulè tratto dalla pubblicazione "Conoscere Gela" |
All'interno del recinto del cimitero monumentale di Gela, nelle immediate vicinanze della Biblioteca Comunale e contigua alla chiesetta di S. Nicola da Tolentino, esiste la chiesuola rurale di S. Biagio, da tempo sconsacrata, databile forse ad epoca bizantina; particolarmente interessanti risultano il basso abside, la facciata principale con l'ingresso e il rosone e, all'interno, l'arco trionfale a sesto acuto.
La chiesa di S. Biagio fino al 1873 faceva parte dei beni della Commenda del Principe di Capua; il 3 luglio dello stesso anno fu incamerata dal Demanio dello Stato e successivamente nel 1899 acquistata dal Comune di Gela con la somma di ottocentolire. Aperta al culto fino al 1910, dopo la relativa sconsacrazione, fu adibita a lavatoio per il contiguo ospizio di anziani e poi a camera mortuaria prima di essere completamente abbandonata.
La chiesuola, ridottasi per la vetustà alle sole mura perimetrali, dal 1981 al 1985 ha subito diversi interventi di consolidamento e sistemazione con finanziamenti della Soprintendenza Regionale ai Beni Ambientali e Architettonici e del Comune di Gela. Durante la prima ristrutturazione andò perduta una caratteristica mattonella rossa, posta sopra l'ingresso Sud, con impresso l'anno 1099.
Oggi la chiesetta di S. Biagio è adibita a sala per mostre e conferenze.
Testo di Nuccio Mulè tratto dalla pubblicazione "Conoscere Gela" |
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