Mercoledì 29 Aprile alle ore 17.30 si terrà la presentazione del libro Vasi attici di Gela nel mondo di Nuccio Mulè al Museo Archeologico di Gela. Copertina rigida con caratteri color oro, 120 pagine, 180 illustrazioni di vasi greci, editore Icaro Ecology srl di Gianfranco Caccamo. La pubblicazione sarà data in omaggio agli intervenuti.
L’interesse sulla ricerca di musei e collezioni private, che detengono reperti archeologici di Gela, vasi greci in particolare, trafugati nel corso degli ultimi 150 anni, ha da sempre coinvolto studiosi e cultori di patrie memorie i quali hanno tentato con alterne vicende di censire questo prezioso ed enorme patrimonio.
Interessante sotto questo aspetto è una pubblicazione di Paolo Orsi (Gela, scavi del 1900-1905, Roma 1906) sugli scavi archeologici, condotti dallo stesso nel nostro territorio nel primo quinquennio del 1900, che, oltre a rappresentare un vero e proprio diario di scavi con la descrizione dei reperti venuti alla luce, ci fornisce alcune notizie interessanti sul loro trafugamento perpetrato a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Così, tra l’altro, si legge dell’esistenza di diversi possidenti locali come Mallia, Russo, Aldisio, Campolo, Nocera, Navarra, Lauricella, Calandra, Ruggeri, Aldisio Sammito, ecc., che riuscirono a collezionare una cospicua quantità di vasi greci, e non solo, che in buona parte vendettero a diversi musei esteri e a collezionisti privati. Si trovano notizie anche sul console britannico di stanza a Palermo, che, venuto a Gela assieme alla moglie, si appropriò di una cospicua quantità di preziosi reperti archeologici che fece trasferìre in Inghilterra.
Un destino amaro quello dei vasi greci trafugati a Gela che purtroppo è continuato a perpetuarsi anche in tempi recenti, contribuendo a depauperare significativamente il nostro patrimonio archeologico.
L’idea di realizzare un repertorio di vasi che in tempi diversi sono stati ritrovati nel territorio di Gela e che sono stati trasferiti in altre sedi comprese quelle dei musei di Siracusa, Palermo ed Agrigento, ha avuto un primo contributo durante una mostra iconografica, organizzata dalla sede locale dell’Archeoclub d’Italia, realizzata nell’aprile del 1997 nei locali degli Ex Granai del Palazzo Ducale in occasione della riapertura del Museo Archeologico di Gela. In quella occasione l’Archeoclub presentò, tra l’altro, i risultati di una ricerca con il censimento di una cinquantina di vasi greci provenienti da Gela ubicati in diversi musei americani, inglesi e tedeschi ma anche siciliani come quello di Siracusa.
Un notevole e prezioso contributo al censimento di questo patrimonio, recentemente lo ha dato il Prof. Filippo Giudice, docente ordinario di Archeologia Classica presso l’Università degli Studi di Catania, con la presentazione sul libro Ta Attika di quasi un migliaio di schede relative ad altrettanti vasi conservati sia nei musei esteri che in quelli siciliani, museo regionale di Gela compreso. Però, nonostante il cospicuo numero di questi vasi censiti, in stragrande maggioranza in musei pubblici, l’elenco non è esaustivo e probabilmente non lo sarà mai, non fosse altro per la presenza di numerose collezioni private esistenti nel mondo e di cui spesso si conosce poco e niente, ma anche per il deprecabile fatto che spesso diversi musei, forse dolosamente, non riportano il luogo di provenienza. Un altro contributo sui vasi tarfugati a Gela, soprattutto a scopo divulgativo, è stato dato da una mostra iconografica permanente realizzata nel dicembre del 2007 dall’Archeoclub locale in collaborazione col Museo Archeologico Regionale di Gela. Frutto di una laboriosa ricerca e di una progettazione grafica effettuate dallo scrivente, sono stati presentati una settantina di pannelli con oltre un centinaio di vasi, in stragrande maggioranza attici, reperiti soprattutto attraverso Internet con una meticolosa ricognizione che ha scandagliato centinaia e centinaia di siti web, in particolare quelli dell’Archivio Beazley di Oxford, del Perseus Project della Tufts University di Boston e del Museum of Fine Arts di Boston. Sono stati inoltre consultati, sempre tramite Internet, diverse decine di Corpus Vasorum Antiquorum, prestigiosa pubblicazione internazionale della Union Academique Internazionale, da cui sono stati attinti i dati più significativi che compaiono nelle didascalie dei vasi.
I pannelli della mostra, per scelta del direttore del museo Arch. Salvatore Gueli, rimarranno a corredo dell’esposizione museale, così da contribuire, anche se in modo virtuale e senza confini geografici, all’”impinguamento” del patrimonio archeologico del nostro territorio, i cui vasi sono ambasciatori di Gela nel mondo.
La segreta speranza è quella di attirare e tenere sempre viva l’attenzione sul bene culturale da parte soprattutto dei giovani e di contribuire a valorizzare al massimo questo nostro museo che accoglie numerose e preziose testimonianze della storia di Gela e della sua civiltà, un tempo primaria nel Mediterraneo.
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Grazie per vostro riscontro